88 – Travi e pagliuzze

  

Anche Federico Di Trocchio, l’autore del già lodatoIl genio incompreso” (a sinistra), che pure conosce bene le mie disavventure di inventore e la mia emarginazione di scienziato, ha da tempo smesso non dico di leggere ma semplicemente di “aprire” le mie News. Dice che è infastidito dalla loro abbondanza e, soprattutto, dalla mia tendenza costituzionale a “creare situazioni conflittuali”.

Con tutta evidenza è una posizione analoga a quella di chi (Gambarara) pensa che io sia autolesionista, di chi (Morcellini) pensa che io goda a crearmi dei nemici, di chi (Canepari) si scandalizza per una copertina, di chi (Frova, Ianniello) butta nel cestino i fascicoli che lascio nelle loro cassette, di chi (Lombardo, Antonelli, Luccio) mi sbatte il telefono in faccia, di chi (Cimino) fa finta di non capire, e in generale della miriade – una quarantina, in realtà – di accademici che mi ignorano, sfuggendomi come la peste: notano la pagliuzza dell’animosità di Gaeta, ma trascurano la trave del silenzio di De Mauro.

A fronte di questo atteggiamento “ufficiale” che infanga la mia reputazione presso il vasto pubblico, ricevo a titolo “privato” qualche gratifica che, pur compensando solo in minima parte queste umiliazioni, mi sprona a non mollare e ad andare avanti.

Questo stato di cose in realtà nasce da un mal recepita situazione di conflittualità tra me e il De Mauro. Ripeto per l’ennesima volta che si tratta unicamente di divergenze sul piano scientifico. Certo, come mi ha fatto osservare qualcuno, il sottotitolo dell’ultimo lavoro sull’iposema di Lucidi me lo sarei potuto risparmiare, ma chi legge con attenzione le Lucidi News – almeno quelle dello scorso settembre – comprende la genesi di questa scelta inopportuna e di cui però, malgrado ne stia pagando a carissimo prezzo le conseguenze, non mi pento. È giusto infatti che ai posteri sia stata consegnata una pagina, sia pure imperfettissima come quella di cui sopra, che associ, in nome della verità scientifica, la scoperta di Lucidi e il silenzio di De Mauro.

Da più parti mi arrivano segnali o inviti espliciti a ignorare a mia volta De Mauro, visto che lui “non ne vuol sapere” di Gaeta e da venti anni ne butta nel secchio i lavori. Lo farò certamente, anche se malvolentieri (come nel caso del Belardi), quando lui stesso me lo chiederà esplicitamente o quando si invertirà la tendenza degli accademici italiani a snobbare il mio sito, le mie invenzioni e i miei contributi scientifici.

Dalla pubblicazione di AG 16, infatti, si è manifestato un fenomeno assolutamente imprevedibile o comunque da me imprevisto: mentre prima c’era una media di un paio di visite al giorno a qualche pagina del mio vasto sito, ultimamente non le apre quasi più nessuno e questo è la spia inequivocabile della considerazione in cui, grazie al “silenzio” di cui sopra (interpretato come sconfessione), sono tenuto.

Concludo con un suggerimento all’amico Di Trocchio: in una eventuale prossima edizione del suo libro non metta in copertina una caricatura, ma un vero incompreso (a destra). I geni non sono buffoni.

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