VI 1 – Galeotto fu il libro (1.10.2013)

 

Dal 27 al 29 marzo 1995 ho fatto un “pellegrinaggio scientifico” a Firenze, Reggio Emilia, Treviglio e Milano per documentarmi su Gabriele Buccola, non tanto, si badi, per scrivere un libro o una tesi su di lui, ma principalmente (o prioritariamente) per capire meglio “io” i non pochi punti (per me) oscuri della sua dottrina. Intervistai molte persone e raccolsi parecchio materiale, una minima parte del quale l’ho disseminata nei miei Atomi, a cominciare da AG 1 e AG 2, e qualcosina d’altro – ma importantissima per chi volesse o vorrà riprendere gli studi del e/o sul Nostro – la consegno a questa scheda, la prima della mia nuova raccolta che mi piace intitolare Vierordt News, come omaggio al grande fisiologo tedesco Karl Vierordt (vedi BU 8), il vero “maestro”, come emergerà dal prosieguo, di Gabriele Buccola.

La professoressa Simonetta Gori Savellini (a Firenze), la maggiore esperta del Buccola, tra le moltissime preziose notizie, ebbe a dirmi che l’obiettivo di Gabriele era quello di continuare gli studi di Gudden o di Kraepelin. La signora Graziella Foto (a Treviglio), la più informata discendente del grande e sfortunato psicologo, invece mi raccontò quello che si tramandava nella famiglia Aragona, e cioè che Gabriele aveva lavorato con un “tedesco”, di cui aveva un vaghissimo ricordo del nome – Hit, Hitte o qualcosa del genere – “col quale stava facendo studi con uno strumento che applicandolo alla testa dell’ammalato si poteva riuscire a vedere la causa della pazzia. Alla morte del tedesco Buccola cadde in depressione e si ammalò e poco dopo morì anche lui (di angina pectoris)” (vedi GA 35 e GA 24).

Per alcuni anni ho creduto che il tedesco in questione fosse stato Matthaüs Hipp (vedi BU 27), il costruttore di telegrafi e soprattutto del famoso “cronoscopio di Hipp” (vedi AG 12), poi invece ho maturato la ferma convinzione che si trattava del citato Vierordt, per una questione di date (questi morì nel 1884, pochi mesi prima di Buccola), per le continue citazioni della sua “Fisiologia dell’uomo” (vedi frontespizio nella foto) ne “La legge del tempo nei fenomeni del pensiero” di Buccola, e infine per l’assonanza tra la pronuncia del nome “Vierordt” e i brandelli di sillabe Hitte.

Tra le altre cose la signora Graziella mi mostrò una copia dell’edizione originale del citato libro di Gabriele aggiungendo che l’editore (Dumolard) si lamentava del suo scarso successo editoriale. Quest’opera infatti rimase quasi invenduta anche nelle librerie ai Quattro Canti di Palermo, quelle stesse in cui, qualche anno prima, erano state smerciate due o tre edizioni (1865 e sgg.) del citato testo del Vierordt (vedi, in mancanza di foto d’epoca, quella moderna, da Google Earth).

Tra gli avidi lettori della Fisiologia di Vierordt ci fu senza dubbio il nostro Gabriele, che probabilmente l’aveva adocchiata in una libreria del “Cassaro” già da quando, da piazza Marina, dove abitava, passava ai Quattro Canti per frequentare (dopo gli anni del Seminario) il liceo Vittorio Emanuele, ubicato accanto alla Cattedrale di Palermo (vedi BU 84). E con ancora maggiore certezza posso asserire che il genio di Buccola, non soddisfatto delle raffazzonate traduzioni italiane di questo libro “galeotto”, se ne procurò l’edizione originale tedesca, iniziando con l’autore una epistolare collaborazione scientifica – sicuramente proficua perché inerente non tanto al paventato (dai parrucconi accademici) “sovvertimento” della scienza psicologica, ma al suo dissodamento, o “sommovimento” dal microscopio al cronoscopio (vedi MO 35).

 

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