RE 47 – La “pila” di Gibilmanna (11.6.2012)

Descrizione: Descrizione: Descrizione: C:\Users\Andrea\Desktop\Cefalu_Gibilmanna_01.jpgDescrizione: C:\Users\Andrea\Desktop\sala accumulatori.jpg

Rileggendo (o a dir meglio “documentandomi”, perché la memoria ahimè comincia a fare qualche scherzo) quanto negli anni ho già scritto sull’effetto sifone (vedi CA 20) mi sono imbattuto anche nella “pila” di Nepi (vedi GV 35) e ciò mi ha dato lo spunto per parlare di un’altra “pila”, quella del santuario di Gibilmanna (foto a sinistra), una località di villeggiatura, presso Cefalù, a me ben nota per avervi trascorso buona parte delle estati degli anni ’50 e ’60.

Anche se a quei tempi in quella zona montuosa non era ancora arrivata l’energia elettrica (vi arrivava però il filo del telegrafo, come ho accennato in MO 105) il convento e le poche casette affittate dai monaci erano servite da un piccolo gruppo elettrogeno, dono di un benefattore d’oltreoceano. L’impianto, costituito da un motore a scoppio collegato ad una dinamo mediante una correggia (del tipo di quelle illustrate in RE 23), si trovava nel locale in cui oggi credo vi sia un museo (foto a destra), mentre in una stanza attigua, simile a quelle degli uffici postali o delle stazioni ferroviarie (foto al centro), erano sistemate le batterie dei maleodoranti (per le inevitabili esalazioni acide) accumulatori al piombo.

Purtroppo non sono in grado di fornire notizie più tecniche su questo impianto, però ricordo bene che la corrente continua (“elettricità corrente”) ossidava interruttori e portalampade (vedi ME 11 per qualche dettaglio) ben di più della corrente alternata e che occorrevano lampade da 110 V, piuttosto difficili da trovare. Una volta me ne serviva una piuttosto potente, da 100 W, per un proiettore giocattolo a manovella, con cui la sera intrattenevo gli amici con le comiche di Stanlio e Ollio, e mio padre riuscì a trovarmela solo da FICI, in via Roma, a Palermo.

Spesso il motore del gruppo elettrogeno si guastava e una volta, ricordo, andai io a Cefalù, in bicicletta, a chiamare l’unico meccanico in grado di ripararlo. Ovviamente ne approfittai per un rinfrescante bagno in mare, anche se il suo effetto fu subito azzerato dal bagno ...di sudore di 10 km di salita (fatti, per la cronaca, alla stessa velocità dell’autobus, grazie alle sue numerose fermate)!

Per le passeggiate a Pianette, le escursioni al Pizzo S. Angelo o all’Osservatorio Geofisico, l’inventività di Padre Bonaventura (un piccolo, piccolissimo Embriaco!), le olive di Fra Fortunato e le sue sfuriate contro gli schiamazzi domenicali dei turisti coi primi mangiadischi, il fisico Enrico Medi e per altri innumerevoli ricordi della Gibilmanna che fu occorrerebbe non un tecnico, come chi scrive, ma un romanziere.

 

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