GV 7 – Attrazione o repulsione? (24.4.2008)

 

             

 

L’edificio dell’elettrostatica poggia sul fenomeno dell’attrazione e repulsione delle cariche. Nelle scuole ci si contenta di enunciare la legge di Coulomb (quella del quadrato delle distanze, per rinfrescare la memoria…), appoggiata, al più, agli esperimenti col pendolo elettroscopico (foto a sinistra, dal ricco sito del prof. Boschetto). In realtà il fenomeno non è per niente semplice e soprattutto, si badi, non è affatto chiaro, perché coinvolge la problematica dell’elettricità vindice.

Tanto per dare un’idea faccio notare che in metà dei trattati ottocenteschi c’è scritto che la pallina di sambuco (o di polistirolo) è semplicemente “attratta” da una bacchetta elettrizzata, mentre nell’altra metà dei testi la pallina verrebbe respinta subito “dopo” il contatto (ma “quanto” dopo, direbbero Buccola o Ronchi? Invito a vedere, con molta attenzione, specie verso la fine, il breve filmato dei movimenti delle palline elettroscopiche inserito nel sito citato).

Una volta evidenziato questo problema “scomodo” (perché, potrebbe dire qualche maligno, Gaeta non si fa i fatti suoi e lascia stare in pace Volta e tutta l’elettrostatica, che “tanto non serve a nessuno”?) aggiungo che la sua soluzione si potrebbe, sottolineo “potrebbe”, trovare studiando, sottolineo “studiando”, i testi di quel pozzo di scienza (vedi BE 1) che fu il Beccaria.

In attesa di tanto sforzo ermeneutico mi limito a qualche considerazione spicciola o “ludica” sui campanelli, anzi lo “scampanio” elettrico, un tempo pezzo forte delle lezioni di elettrostatica, che abbiamo già incontrato, assieme alla “danza” o alla “gragnuola” (grandine) elettrica, nel “giocattolo di Franklin” (vedi BE 50).

Il ritaglio riportato (al centro), che illustra un fenomeno simile e interpretato con la desueta teoria dei due fluidi, costituisce, a mio avviso, un approccio meno “giocondo” e più scientifico del problema: la carica della boccia, la velocità delle oscillazioni del batacchio, la corrente media erogata, la durata del fenomeno, ecc. cominciano ad essere “quantità” misurabili e analizzabili.

Ma c’è un terzo campanello elettrostatico che può gettare dell’altra luce sul problema: l’armonica meteorologica di Gattoni (e altri, vedi BE 21). Come si evince dalla mia schematizzazione (riquadro a destra) c’è un batacchio isolato che può sbattere su due timpani, uno collegato al suolo (il serbatoio universale della telegrafia “con un solo filo”) e l’altro ad una “antenna”, che non sarebbe altro che una spranga frankliniana (parafulmine), il “conduttore” per antonomasia. La differenza col campanello di Franklin, collegato al “primo conduttore” del generatore (vedi BE 50) è che questo suona quando si gira la manovella, mentre quello di Gattoni suona quando si manifesta una perturbazione elettrica dell’atmosfera. A ben riflettere poi questo campanello ad “energia gratuita” funziona secondo lo stesso principio del ceraunografo di Beccaria (BE 42).

 

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