BE 42 – Il disegnatore dei fulmini (23.2.2008)

 

Nella bibliografia beccariana ho scoperto un’altra svista che subito segnalo. [Beccaria 1780 a], che ho fotografato (peraltro parzialmente) alla biblioteca scolopica S. Pantaleo di Roma, è un libello che in realtà rilega due opuscoli del nostro grande monregalese: Di un ceraunografo e Della cagione de’ tremuoti. In questa News descriverò il primo, quindi [Beccaria 1780 a1].

Il ceraunografo (da κεραυνος = fulmine, folgore, saetta) è un lavoro che Beccaria scrisse nei momenti di refrigerio dell’atroce malattia che stava portandolo alla morte e che dedicò al “fiero e gentile” conte Prospero Balbo, in occasione della sua laurea in giurisprudenza. Questo giovane, di cui Beccaria era stato istitutore, fu poi il legatario dei suoi manoscritti inediti, nonché colui che, come abbiamo accennato in Beccaria vindicato, li lasciò disperdere. Invece dell’usuale sonetto di congratulazioni Beccaria gli dedicò la descrizione di un “ordigno” utile e durevole per aiutare la comprensione del fulmine, la “meteora” più terribile ma al contempo più utile.

Si tratta di un nuovo strumento “disegnatore de’ fulmini in quanto al loro numero, forza, tempo e direzione”, probabilmente solo immaginato e non realizzato, almeno in questa versione, perché di certo nei suoi molti osservatori elettro-meteorologici (colle della Garzegna, colle di Superga, soffitta del Valentino, ecc.) ve ne furono in funzione altri. Si vedano la proposizione vigesima delle lettere al Beccari, [Beccaria 1758], e le critiche di Pavia (Barletti e forse anche Volta).

Assodato che i segni elettrici del nuvolo temporalesco sorpassano in “intensione” e frequenza i segni elettrici del cielo sereno, che lampi e fulmini producono scintille proporzionate alla distanza e all’intensità delle rispettive “meteore”, che i sentieri dei tragitti delle scintille vanno dalla nuvola alla terra o viceversa (come mostrato da Lullin e dal suo assistente De Saussure), che è errato pensare che un fulmine invada un “conduttore” aereo con tutto il suo “fuoco elettrico”, che la pietra focaia è chiamata anche “cerauna”, ecco come è fatto e come funziona il ceraunografo di Beccaria (vedi disegni).

Un orologio motore a molla fa girare (un giro ogni 12 ore) un disco di cartone, sottile e reso rigido da una raggiera di 12 fuscelli di canapa (costantemente diritti). Alla periferia del disco sono tracciate due circonferenze (vedi freccia rossa) che costituiscono la “zona dei fori”, quelli interni in corrispondenza della punta P, quelli esterni in corrispondenza della punta S. Questi due stili appuntiti sono collegati, rispettivamente, ad un filo di ferro o “antenna” che raccoglie la celeste elettricità in ragione della sua “prestanza” e del suo isolamento, e ad uno o più “fili di salute” ampiamente comunicanti col suolo. All’esterno c’è invece la “zona del tempo”, una mostra fissa suddivisa nelle 12 ore (antimeridiane o pomeridiane).

Tra i due stili P ed S, distanziati di qualche millimetro (devono essere a “tocca non tocca”: da questo dipende massimamente l’esattezza dello strumento), tragittano delle scintille che perforano il cartoncino. I fori prodotti dallo stilo S segneranno le scintille pervenute dai nuvoli a terra, quelli prodotti dallo stilo P le scintille salite dalla terra alle nuvole. La grandezza dei fori, i relativi risalti o sfilacciamenti e il colore delle tracce lasciate esporranno la grandezza della scintilla. È importantissimo che il foro non si faccia nel mezzo dei due stili.

Lo strumento – che anticipa gli ottocenteschi chimografi – dunque forma e conserva immagine distinta delle alterazioni elettriche temporalesche, le quali ad occhio nudo sfuggirebbero, perchè “niuna mano ha tempo di notare comunque speditissima, né la memoria a cagione della loro moltitudine e varietà può in alcun modo ritenere. Ciascuna di queste immagini permanenti, su cui possa tornare il filosofo [cioè il fisico – N. d. C.] a fissare l’occhio, e l’attenzione sua a bell’agio, dee suggerirgli nuove idee e nuovi rapporti e cognizioni anche più inoltrate si vogliono aspettare dal replicato confronto di molte di sì fatte immagini. Inoltre l’osservatore, rimettendo al Ceraunografo la descrizione delle funzioni del fuoco fulminante, potrà tenersi in luogo aperto per osservare, e assicurato nel miglior modo da ogni rischio, e potrà badare tanto più seguitamente agli accidenti de’ nuvoli, de’ venti, delle piogge ecc., dalla comprensione de’ quali fenomeni la nascente meteorologia aspetta aggrandimento”.

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