GV 12 – L’altro Volta (10.5.2008)

        

Beccaria (1716 - 1781)                   Volta (1745 - 1827)                    Galvani (1737 - 1798)

Caro Fregonese,

ho finalmente trovato l’appunto sulla lunga recensione del libro di Viglione (vedi BE 37): è apparsa suddivisa in tre numeri (34, 35 e 36) del Giornale dei letterati d’Italia (Modena, 1786-87). Non l’ho potuta fotocopiare, perché in microfilm, ma ho appuntato alcuni passi, più che sufficienti, a mio giudizio, per farmi amaramente pentire del tempo perso a cercarla (una giornata intera, il 9.10.2007, in tre biblioteche di Roma). Li trascrivo, a beneficio tuo o di qualche altro erede di Volta, entusiasta di “spogliarelli elettrici” (vedi BE 18):

“L’autore è stato non solo scolaro, ma anche familiar compagno, ed unico assistente dei privati studi e delle ricerche del Ch. Padre Beccaria. Ma niuno crede per questo di non dover trovare altro in quest’opera che non trovisi nei libri del rinomatissimo scolopio. Più cose tutte nuove e alcune ancora contrarie ai sentimenti del p. Beccaria sono in quest’opera…

Elettricità vindice: quella forza per cui la caricata lastra di vetro da principio nell’atto dell’ignudamento perde e depone l’elettricità caricante dalla superficie sua ignudata nella superficie interna dell’armatura ignudante, e la recupera dalla superficie interna dell’armatura rivestente nell’atto della rivestizione, la qual forza dice elettricità vindice negativa; e quella forza per cui la caricata lastra di vetro…”.

Saprai invece, se come spero stai leggendo le mie Galvani News, che in questi ultimi mesi hanno attirato la mia attenzione due autori “minori”, De Luc e Zamboni, sul “moto perpetuo” dei quali per 200 anni sono state scritte, e continuano a circolare in rete, un’infinità di sciocchezze (che sto provando ad estirpare, anche se l’impresa è quasi disperata).

La composizione di apertura, ribaltata rispetto a BE 36, è semplicemente l’ottica con cui io vedo il Volta, un pigmeo rispetto ai veri giganti dell’Elettrologia. Tu sai, per esempio, che il povero Galvani da sempre è accusato, anche da fior di scienziati, di aver fatto per caso le sue scoperte sulla rana. Ebbene, sulla scorta di quanto ho già accennato – non apoditticamente, ti assicuro – sull’effetto Volta (vedi GV 4), io credo che sia invece capitato al comasco di inventare, o più esattamente di scoprire un fenomeno (la pila elettrostatica e perpetua) ben più grande di lui.

Cordialmente.

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