DA 26 – Il segreto dell’erborista (27.5.2013)

                   

Il libro, veramente scientifico e stimolante, sul Santuario mariano di Termini (a sinistra la copertina) scritto dieci anni fa dall’amico Giuseppe Catanzaro (e che ho finito di leggere da poco) può forse essere d’aiuto per “provare” (ancora di più) la mia ormai nota ipotesi dell’alluvione inversa (vedi DA 8 e DA 20) e cioè che nel ‘500 anche il quartiere termitano dei “putieddi” (botteghelle), come quello limitrofo dei “rucchiceddi” di cui abbiamo già molto discusso, era una landa desolata e non ancora urbanizzata.

I “fatti” finora assodati sono il vistoso restringimento (foto al centro) della strada alle spalle del santuario, nel punto dove nel 1553 si trovava la bottega di un erborista (aromatario), e l’ignoranza, quanto meno “scientifica”, della storia dell’incisione originale (a destra), più pertinente alla natura del miracolo (stazione eretta e deambulazione di un bambino infermo dalla nascita), dell’icona mariana.

Questi temi richiederebbero, o richiederanno, studi ancora più severi – sia per la storia del Santuario, sia per la storia di Termini – e soprattutto “collaborazione” da parte dei termitani per notizie, anche spicciole, ad esempio sul ritrovamento, durante gli scavi effettuati dal parroco Nino Longo negli anni ’60, di un locale sotto la via Mulè (nel punto X), prontamente “segretato” dal funzionario del Genio Civile che soprintendeva ai lavori (vedi op. cit., pag. 24).

 

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