60 – I “boccoli” di Binet

 

Credo che tutti, compresi i grafologi, pensino che una banale linea diritta, o un cerchio o una serie di “boccoli” come quelli qui a sinistra si tracciano o si possano tranquillamente tracciare a velocità uniforme, sia a mano libera che servendosi di righelli, cerchiometri, normografi o altri strumenti grafici. Più esattamente penso che nessuno, tanto meno i …linguisti che pure con la scrittura convivono!, stia a porsi problemi così capziosi o inutili. I calligrafi e, soprattutto, gli stenografi invece, almeno in tempi passati, non solo questi problemi se li ponevano ma li studiavano a fondo e con sofisticati apparati (grafotachimetro Vignini, bilancia di Kraepelin, leggio di Colucci, pressiografo di Binet, grafografo di Obici, ecc.).

Usando la penna elettrica Binet e Courtier, forse per primi e per caso (1893), e poi Ottolenghi e Carrara (su suggerimento di Lombroso), Gross e molti altri psicologi sperimentali si accorsero non solo che la velocità di tracciamento non è affatto costante, ma stabilirono molte leggi fisiofisiche della manoscrittura. Ad esempio, una linea è tracciata con maggiore rapidità se è tirata liberamente, a casaccio, invece che tra due punti dati, in prossimità dei quali la velocità rallenta; c’è un rapporto involontario e incosciente tra grandezza, o lunghezza, di un segno e la velocità di tracciamento; questo rapporto si altera se si ha coscienza dell’esperimento scientifico; i movimenti orizzontali da sinistra a destra sono più veloci e più facili di quelli in senso contrario (idem i tratti obliqui in alto verso sinistra); ogni cambiamento brusco di direzione implica un rallentamento; ecc.

La parola “Diapason” scritta o meglio “punteggiata” con la penna Edison (disegno a destra) fa vedere anche ad occhio nudo queste differenze di velocità, da Binet scrupolosamente misurate (tratti in rosso). Nel caso dei ricci, invece, i rallentamenti – si badi, sistematici – si possono vedere solo con una lente di ingrandimento (dove i punti sono più vicini il movimento della mano è più lento).

Purtroppo la penna elettrica introduceva degli errori perché la sua frequenza era influenzata dagli attriti sulla carta, che a volte ne producevano anche qualche lacerazione, oltre a deformare i segni. Questo inconveniente fu poi risolto con le già citate apparecchiature del Gemelli, ma le ricerche di meccanica grafica non hanno dato i frutti sperati, anzi si sono arenate, io credo, per ben altri intoppi, il principale dei quali è stato non aver seguito la strada maestra tracciata da Buccola e dal suo cronoscopio.

(P. S. – Su Binet segnalo il suo interessantissimo libro sulla suggestionabilità integralmente in rete).

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