33 – Il leggio di Colucci

 

 

Ho recentemente trovato l’opuscolo L. Galdo, L'istituto di psicologia sperimentale della R. Università di Napoli, Napoli 1936, che anni fa avevo inutilmente chiesto agli amici psicologi e, in particolare, al chiarissimo prof. Federico di Trocchio, che si era occupato del Colucci.

Cesare Colucci infatti fu l’attivissimo direttore e creatore di tale istituto, i cui resti – locali, museo, inediti, strumenti, biblioteca – mi piacerebbe poter visitare, sempre che esistano ancora e siano accessibili.

Mi sono interessato a Colucci per le sue ricerche sul Malossi, il celebre sordo-cieco-muto-anosmico che si serviva di un linguaggio tattile simile al Morse e sentiva la musica poggiando la mano sul grammofono, in quanto era in relazione col mondo esterno unicamente grazie alla sensibilità delle piante dei piedi e dei polpastrelli.

Voglio menzionare in questa News – purtroppo devo limitarmi a questo – i “Saggi di psico-fisiologia della Scrittura” (Rivista di Psicologia, 1915), che probabilmente sono i suoi contributi più importanti.

Il Colucci studiò la pressione della penna che scrive con una soluzione semplice e geniale: un leggio pneumatico, “a soffietto”, collegato ad un normale tamburo registratore di Marey a carta affumicata (foto).

Scoprì così moltissime cose, che sono quasi certo non sono state riprese da nessuno (almeno in Italia), e che si riconnettono alle scoperte di Lucidi: lo scritto comune nasconde tutta una serie di indugi, di interruzioni, di esitazioni, di rinforzi, di periodicità, di ritmicità; la scrittura rivela una serie di oscillazioni, di attenuazioni e “modulazioni” che molto somigliano, anzi possono essere più marcati dei tracciati della voce; una frase ha andamento molto diverso se pensata, copiata o scritta sotto dettatura; ecc.

Le tre grafiche della scrittura (foto a destra), che gli specialisti noteranno subito essere molto simili agli oscillogrammi fonici, sono rispettivamente di un dettato, di un copiato, a memoria (da Galdo, cit.)

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