Questo Atomo

intende dimostrare che punto e linea Morse più e oltre che per la durata temporale differiscono dal lato fisioenergetico. Indagando sull’introduzione dello spazio e sulla successiva genesi casuale della linea nel dimenticato primo apparato Morse (1835) viene ripreso e sviluppato il concetto di pressività, già introdotto un anno fa (AG 13). Tale concetto viene poi utilizzato per discutere alcune capitali questioni di fonetica e di linguistica generale – la tensività prosodica e l’effetto Lucidi – che potrebbero portare a qualcosa di ben più scientifico delle cosiddette “macchine della verità”.

Questo Atomo esce – il 1° settembre 2004 – in due edizioni, cartacea ed elettronica, e il lettore particolarmente interessato le utilizzerà entrambe con profitto. Quella tradizionale cartacea risulta ovviamente più maneggevole e più sinottica, per rimandi e confronti “sott’occhio” tra le varie parti dell’opera, e può anche essere letta muniti di matite o pennarelli colorati per “sporcare” le pagine, lasciando così traccia della propria “partecipazione” al testo e relativa auspicabile “appropriazione” semantica. Le parole sottolineate indicano i link disponibili nella versione informatica. Questa ha altri pregi e altre peculiarità: l’immediata ricerca dei nomi e di ogni altra parola nel testo, un’impaginazione diversa (anzi assente, non essendo in formato PDF), le immagini a colori, i link a portata di mouse: dentro al testo, con gli altri Atomi, con il web, con le mie Morse News – assolutamente propedeutiche al presente lavoro.

La mole ridotta (32 pagine) non deve trarre in inganno, specie qualche accademico, abituato a valutare “a peso”. Al contrario gli argomenti trattati o toccati sono molti, anche se spesso, per arbitrio di chi scrive o per necessità, dati per scontati, per cui spero si faccia buono e paziente uso delle numerose note che corredano il testo e dei rimandi bibliografici (a qualche amico pigro o riluttante ricordo che l’inglese tecnico, con poco sforzo, è abbastanza abbordabile). L’uso massiccio di corsivo e grassetto, che a qualche purista potrebbe far storcere il naso, ha solo intenti prosodici. Un altro rischio, più insidioso, è che la troppa chiarezza di qualche riga sia presa per banalità.

I principali lavori di telegrafia utilizzati si trovano per fortuna tutti in rete, riprodotti integralmente nel sito MOA. Purtroppo non ho potuto né consultare né rintracciare l’originale del Pamphlet inserito come appendice alla biografia di Morse e in cui, probabilmente, non ci sono le incongruenze, peraltro di poco conto, di quest’ultima.

Questo Atomo, per mia scelta*, non è stato revisionato e quindi mi scuso di qualche svista materiale. Segnalazioni di errori e commenti, ben accetti, saranno riportati e discussi in una pagina ad hoc (Morse News 64) del mio sito web, anche nella prospettiva di una seconda edizione riveduta, corretta e ampliata. 

 

 

 

*Il prof. Gambarara, con estrema cortesia, aveva accettato di revisionare questo scritto e scriverne qualche parola introduttiva. Considerata però la natura tecnica della prima parte preferisco desistere dalla mia richiesta e non caricare l’amico linguista di un compito forse non agevole. Peraltro credo che anche lui ad una prefazione impegnativa, o affrettata, possa preferire una più pacata, e indulgente, recensione