VI 12 – Il contapassi di Vierordt (9.12.2013)

          

Tempo fa, incuriosito dalla dilagante moda di jogging e fitness, comprai in un negozio di “cinesi”, per pochi euro (10 € per l’esattezza), ben tre contapassi o “pedometri” (foto al centro, da internet) con l’intenzione di smontarli e capire come funzionano. Come già accaduto col “gadget istruttivo” di ME 36 compresi facilmente che il rumorino che si sentiva agitando le scatolette era un pendolino che, pur stranamente collocato in giacitura orizzontale (foto a sinistra), dovrebbe compiere un’oscillazione ad ogni “passo” dell’andatura (gait) del suo “portatore”, mentre a un banale “computerino di bordo” erano affidati conteggi, medie e calcoli del tempo trascorso e delle calorie consumate! Si trattava, in definitiva, di una tecnologia simile a quella degli orologi che si ricaricano automaticamente coi “movimenti” di chi li indossa (foto a destra).

Se il funzionamento fisico era chiaro, restavano però perplessità dal punto di vista fisiologico, tanto più che lo strumento non riusciva a contare correttamente i miei passi, pur spostandolo in vari punti, centrati o decentrati, della mia cintura. La ricerca di bibliografia sull’argomento, fatta sia su internet, che in molti istituti di medicina sportiva di Roma (Sapienza, Tor Vergata, Coni, Santa Lucia, ecc.), si rivelò infruttuosa. Addirittura alcuni professori universitari (a cui, peraltro, il nome di Karl Vierordt non diceva assolutamente nulla) se la cavarono dicendo che se qualcosa esisteva, doveva trovarsi nei “data sheet” degli apparecchietti! Non mi si fraintenda però: di letteratura scientifica su “biomeccanica” della locomozione e simili ce n’è a bizzeffe, anche – e forse soprattutto! – troppa, ma non avendo trovato niente di specifico su questi diffusissimi “Pedometers” mi è nato il legittimo sospetto che l’elementare “pendolino” di questi aggeggi è frutto di puro empirismo.

Già dalle classiche ricerche degli anni ’70 di Giovanni Cavagna, derivate da quelle di Rodolfo Margaria, la deambulazione dell’uomo, il “bipede barcollante”, era stata efficacemente paragonata allo sballottolamento di una “ruota quadrata” (vedi schema a sinistra, da internet) il cui baricentro, o meglio “centro di massa corporea”, grosso modo oscillava, sull’articolazione pelvica, come un “pendolo invertito”. Per rendere più chiara questa modellizzazione si potrebbe anche ricorrere al “triangolo di Reuleaux” (schema a destra) o meglio ancora alla “bicicletta di Reuleaux” con il contapassi collocato sulla forcella della ruota posteriore oscillante sinusoidalmente, cioè pendolarmente.

Da fisiologo profano, o se si preferisce da fisico “inciucchito”, la meccanica della locomozione umana mi sembra però enormemente più chiara con la cinematica dell’ancheggiamento (hanche, hip, Hüfte) di Vierordt accennato nella scheda precedente. Anche perché da qualche parte ho letto che il guadagno energetico della caratteristica andatura delle corse podistiche risiede in una più razionale ridistribuzione dell’energia potenziale gravitazionale (più sul piano trasversale che su quelli frontale e sagittale).

 

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