10 - Tasto e tastiera

 

Caro Claudio,

riporto una mia traduzione di alcune righe del cap. 10 del libro di N0HFF (W. Pierpont).

I keyers sono dispositivi elettronici controllati da paddle simili a quelli di un bug per fare automaticamente punti e linee, e spesso incorporano utili opzioni di lavoro, tra cui buffers e memorie. Alcuni includono il tipo di manipolazione “iambic” (movimento a squeezing) che fornisce punti e linee alternati, che automatizzando la trasmissione riducono lo sforzo totale. Un keyer iambic produrrà sempre caratteri perfetti, anche se essi non possono essere usati nel nostro codice.

Natashi Nose a questo proposito dice: “Se hai già padroneggiato un bug, ti basteranno tre settimane per passare alla trasmissione col keyer. Ma una volta convertito, sei in trappola perché la tecnica è del tutto diversa e il tuo polso per il bug (bug fist) è rovinato. Se il tuo keyer ha la spaziatura forzata dei caratteri (FCS) usala! Questo ti prenderà parecchie settimane di pratica ma ne vale la pena perché la tua trasmissione sarà copiabile comodamente”.

Ora vorrei che tu (e/o gli altri pazienti amici) mi spiegassi – se il caso di persona e in pratica – la faccenda della spaziatura automatica dei caratteri (FCS). Con l’elettronica e le tastiere dei computer si automatizzano prima i soli punti, poi anche le linee, poi certe sequenze di punti e linee e infine anche gli spazi!!! È questo che non capisco… Vorrei perciò capire bene la funzione della barra spaziatrice nelle keyboards Morse e dov’è, cos’è e se c’è il confine tra il Morse e la normale videoscrittura.

 

Da: Claudio Tata [mailto:ik0xcb@tiscali.it]
Inviato: martedì 2 marzo 2004 22.23
A: Andrea Gaeta
Oggetto: Re: Keyers e Keyboards

 

Credo che ci sia da fare ordine istantaneo in merito ad un certo discorso, quando si parla di "keyers" e di "spaziature automatiche" nulla c'entrano le Keyboards dei computers e le loro barre spaziatrici.

Il "Keyer" è il dispositivo elettronico atto a produrre punti e linee, dotato o meno di buffers, memorie di punto e/o di linea, al quale va collegato il tasto orizzontale a doppia paletta (lo hai visto e ci hai giocato a casa mia) chiamato "chiave IAMBIC”.

Non esistono le "Keyboards Morse" a cui fai riferimento nel tuo commento, oppure se esistono non fanno parte del patrimonio dei Marconisti, forse di quello di coloro che praticano attività digitali in radio e occasionalmente anche il morse generato dal pc, ma poco ci azzeccano con noi.

Il consiglio che da Natashi Nose è vero in gran parte, lo condivido fino al passaggio in cui dice che imparare a trasmettere con la spaziatura automatica è dura e fa penare, ma personalmente anche se sono perfettamente in grado di trasmettere con quella tecnica la detesto, non la sopporto perchè "avverto" che interviene subdolamente modificando la metrica che amo imporre alla mia trasmissione, così come nella normale conversazione vocale, c'è modo giocando sui tempi e gli spazi fra i caratteri che compongono una parola, di enfatizzare, evidenziare e ritmare il discorso, mentre con la spaziatura automatica il tutto viene letteralmente "spianato" , quindi reso sterile e inespressivo.

Va molto bene se si stanno trasmettendo dei dati come ad esempio la tipologia, il peso, la quantità e la temperatura di merce riposta nelle stive di una nave mercantile, oppure la fredda e rapida comunicazione di rapporto radio, numero progressivo del collegamento e poco altro che ci si scambia fra Radioamatori nel corso di una gara, ma per le conversazioni in "chiaro" che si fanno nel corso di collegamenti con gente che si conosce, l'appiattimento che subisce il messaggio è notevole.

Per quanto riguarda la questione delle memorie di punto e di linea ho escogitato una tecnica che mostra in modo eloquente l'intervento dell'elettronica sulla manipolazione, e per questo mi rimarrà facilissimo mettertene a  parte, mentre per la spaziatura automatica sarà più difficile, questo perchè sarebbe necessario ricevere il morse ad una certa velocità per apprezzarne o meno la presenza, ma ci proverò magari invitandoti ad ascoltare in termini musicali la manipolazione.

 

Da: Andrea Gaeta [andrea.gaeta@fastwebnet.it]
Inviato: giovedì 11 marzo 2004 9.41
A: 'Claudio Tata'
Cc: Armando Chiari; Carlo Masci; Carlo Pria; Carmelo Basso; Daniele Gambarara; Dave Pennes; Eliseo Chiarucci; Fausto Casi; Franco Meraglia (ik7xja@geocities.com); Franco Scriattoli; Fulvio Valacco; Giorgio Dragoni; Giovanni Riela; J. B. Calvert; Jeffrey Johnson; Lino Pappalardo (iz0ddd@tin.it); Lisa Chien; Luca De Biase; Ludwig Szopinski; Luigi Mascia; Massimo Balestra; Maurizio Bigazzi; Ottaviano De Biase; Paolo Borroni (paolo@borroni.it); Paolo Brenni; Pierre Marie Gagey; Pietro Giovanni Nastasi; Riccardo Luccio; Roberto Vacca; Roberto Mantovani; Thomas Schraven; Tobias Gottwald; Tom Perera; Tonio Di Stefano; Tony Giudici; Urbano Cavina; Vittorio Crapella; Zyg Nilski; Walter Belardi; Nunzio Russo


Oggetto: Tasti, bug elettromeccanici, bug meccanici, sideswiper, keyers, keyboards ... ed email

 

Caro Claudio, scusami del ritardo con cui commento la tua skilled risposta e scusami anche se la faccio circolare – tra gli amici radioamatori –, ma non credo tu la ritenga “privata” e credo invece che può aiutare qualche altro volenteroso che voglia seguirci a mettere più a fuoco il problema.

Non metto in dubbio che i radioamatori marconisti di estrazione, come li chiami tu, non usino tastiere Morse e concordo, almeno intuitivamente perché non ne ho alcuna esperienza, sullo snaturamento del linguaggio Morse una volta ingabbiato nelle tastiere e nell’autospazio.

Resta però il fatto che c’è gente “in aria” che le usa, anzi qualcuno ne è entusiasta (mentre altri, diciamo puristi, le disprezzano). A me non interessa nessun giudizio di merito, ma penetrare qualche altro segreto del Morse, segreto che anche a voi addetti ai lavori può sfuggire per troppa familiarità col mezzo.

Ti espongo l’idea che finora mi sono fatto in merito, pregando te e gli altri di “revisionare” le mie parole e aprirmi gli occhi sugli abbagli che certamente contengono.

Come sto ricostruendo nel saggio a cui sto lavorando il Morse non nacque col tasto (verticale, correspondent, strap key, zappa, ecc.) a voi familiarissimo, bensì con dei caratteri precomposti (tipi), col “pianoforte di Morse”, ecc.; poi vennero i tasti verticali (pioche dei francesi), poi quelli orizzontali (sideswiper), poi i bug, poi i keyer e infine le tastiere “dedicate” al Morse, che in pratica non sono altro che quelle dei computer.

Chi usa queste tastiere, correggetemi dove sbaglio, batte il suo messaggio (alla velocità che più gli aggrada) che viene memorizzato in qualche buffer e poi preme il tasto SEND (a tutti gli effetti pratici equivalente a INVIA della posta elettronica). Il suo interlocutore lo riceve oralmente (in Morse, ma nulla vieta che venga convertito automaticamente in caratteri alfanumerici su un display) e batte la sua risposta (anche mentre riceve, se è abilissimo come pare siano alcuni!) che viene memorizzata e poi inviata, e così via.

Se le cose stanno così il Morse è o non è “snaturato”? Si può dire che si riceve in Morse, ma si scrive non in Morse? E ancora: dove sta più il vantaggio del codice Morse, ridondante rispetto ad altre più moderne codifiche?

Grazie. Cordialmente. Andrea

 

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