9 - Stenografia e telegrafia

 

Nel Bollettino dell’Accademia italiana di stenografia del 1932, a p. 181, è detto che lo stenogramma gabelsbergeriano della W è molto veloce e agevole se scritto isolato o a inizio di parola, mentre nel corpo della parola le cose peggiorano. Il modo di inizio, che costituisce il segreto del rapido tracciamento del segno isolato, diventa un intoppo, una remora quando la W non sia più precedente ma conseguente a un altro segno: la curva superiore iniziale – se dà l’avvio e lo slancio all’organo scrivente per proseguire con velocità crescente nella parte inferiore – raffrena di contro la velocità acquistatasi col delineare il segno anteriore.

Ho motivo di ritenere che analoghi fenomeni di “meccanica grafica” siano riscontrabili in telegrafia, dove peraltro possono essere studiati con più facilità. Penso, in particolare, alla famigerata lettera C, o alla altrettanto ostica parola TENENTE, ai punti morti o di arresto di velocità per retroversione della mano durante il maneggio del tasto, ecc.

Una eventuale discussione tra i lettori di questa mailing list potrebbe forse gettare qualche luce su questo problema, certamente sottile.

Grazie dell’attenzione e cordiali saluti. Andrea Gaeta

 

Intervento di Trivulzio:

Da giovane volevo diventare radioamatore, ma la difficoltà nell'apprendimento proprio del Morse mi ha fatto desistere. Il Morse rimarrà solo come un mezzo di comunicazione segreta, come la stenografia.

 

Intervento di Pariset:

Per fortuna in italiano le parole che iniziano con W sono ben poche.

 

Intervento di Cavina:

In telegrafia la W non dà alcun problema. La parola TENENTE la si usava per ascoltarne la ritmicità dovuta ai distacchi N (ta-ti) e TE (ta--ti) e, forse, per valutare anche l"orecchio" dell'operatore.

 

Intervento di Pappalardo:

Anche se non conosco la stenografia presumo che nello scrivere alcune radici di parole o cose simili la mano può avere incertezze o scorrere “che è un piacere”.

Cose analoghe avvengono col Morse, specie col tasto verticale, dove vengono fuori tutti i difetti possibili ed inimmaginabili.

Effettivamente a volte con la C il tasto mi si impunta. Probabilmente il polso, venendo sottoposto a cambiamenti repentini di alto-basso-linea-punto, non è pronto alla risposta. Questo comunque succede quando si forza con la velocità.

Per la lettera "TENENTE" ancora non ho problemi, anzi è un mio cavallo di battaglia.

 

***

Intervento di Gaeta (3.6.04)

Caro Lino, provo a coinvolgere qualche amico stenografo nella faccenda dell’errore del Saso.

Io, confortato dall’opinione di Urbano e Tony, ritengo che a metà pagina 9 (v. allegati) si deve leggere:

attenti a fare le “linee” (non i “punti”) lentamente e spaziate (non “spaziali”).

Viceversa tu e Claudio pensate che non c’è nessun errore. A parte il fatto che siamo 3 contro 2, a me non preme “avere ragione” a tutti i costi, forzando i fatti e piegandoli alla mia volontà, ma sviscerare quanto più possibile i sottilissimi problemi dell’articolazione della mano, sia durante la manipolazione Morse, o “telegrafazione”, come diceva il grande Matteucci, sia durante la “stenografazione” (se gli amici stenografi mi consentono questo termine).

Voi telegrafisti e voi stenografi siete “virtuosi” rispettivamente del tasto e della penna, e applicate inconsapevolmente le regole di meccanica grafica che io invece da anni cerco di studiare “a tavolino”, scientificamente. Per fare un paragone banale sarebbe come i giocolieri del circo abilissimi a destreggiarsi con tre o più palle contemporaneamente senza aver mai aperto un libro di cinematica o dinamica…

Nell’incontro del 20 aprile mi colpirono queste due regolette del Saso che tu, Lino, se ricordi, mi dettasti:

1) PUNTO: quanto più rapido possibile per quanto riguarda il contatto e non la velocità, cioè fare una serie di punti successivi senza preoccuparsi di farli ravvicinati, ma con contatto “flash”;

2) LINEA: le linee dovevano essere una di seguito all’altra e lo spazio tra due linee doveva essere il meno possibile.

Mi sembrava, come già ti ho detto, di non aver ritrovato queste regole nelle dispense di Saso - e neanche quella del “tiro” (Vedi News 14). Invece la seconda, col cambio proposto, è proprio nel passo diciamo “incriminato”, cioè a metà pagina 9.

Se tu rileggi con attenzione tale pagina, troverai che all’inizio Saso già parla della lentezza con cui fare i punti; quindi qui “deve” parlare di linee, sia per questioni di merito, sia per questioni di contesto.

Nella email che mi hai mandato poco fa trovo poi un altro spunto prezioso, preziosissimo: i punti si devono fare lentamente perché la mano ha la facilità di correre e di farli non con il polso ma con le dita.

Qui c’è un problema, anzi il problema principale della fisiologia della manoscrittura. Tanti stenografi e tanti fisiologi (in tempi lontani) se ne sono occupati: gli snodi della mano – anzi del braccio – sono parecchi, conviene “articolare” sul gomito, sul polso, sulle falangi? E ci sono svariate scuole di pensiero, per esempio tra i “polsisti” (o poignétistes, come un tempo in Francia venivano chiamati i resocontisti parlamentari) che sfruttano, probabilmente, l’isocronismo naturale del polso; e i “falangisti”, diciamo così, che sfruttano la maggior velocità raggiungibile con piccole masse in movimento…

Come vedete, cari e pazienti amici, sono problemi finissimi e delicatissimi, che io mi auguro di poter affrontare e analizzare con prove e verifiche sperimentali, anche con la collaborazione e i suggerimenti di qualcuno di voi “addetto ai lavori”.

 

Intervento di Pappalardo (5.6.04)

Caro Andrea, il libretto di Saso noi alunni lo usavamo solo per gli esercizi, le informazioni che tu leggi con tanta puntigliosità per noi erano una scocciatura: avevamo il maestro che ci diceva e dimostrava tutto…

Le dispense non sono neanche sicuro che le abbia scritte lui…  Si, nella pag. 9 c’è un’incongruenza. Quando dice: "il tono deve essere quasi continuo, spezzato solamente per quel piccolissimo istante del tasto alzato", questa frase, è vero, corrisponde alle linee. Però non si può inserire linee al posto di punti nella frase precedente “state particolarmente attenti a fare i punti lentamente e spaziati”, perché essa si adatta solo ai punti mentre le linee non sono spaziate fra loro bensì continue. Probabilmente manca una riga al testo o forse più. Dovrebbe infatti spiegare come si fanno le linee, e in questo caso avrebbe dovuto scrivere che le linee si effettuano cercando di mantenere il contatto del tasto chiuso il più possibile aprendolo solo con un velocissimo colpo di polso, per formare una linea quasi continua. Ricordo benissimo  il momento in cui il Saso mi precisò come dovevano essere fatte. Ripeto che non ci si può confondere: le linee devono essere effettuate una di seguito all'altra cercando di farle più unite possibili (cioè con meno spazio fra di loro).

Ricordo cosa ti dissi in casa di Claudio: i punti devono essere cadenzati cercando di far toccare il contatto quanto meno possibile (sempre tramite il polso; qui le dita esistono soltanto per impugnare il pomello. Non ricordi che ti ho dimostrato come puoi manipolare solo con il polso?). E per quanto riguarda le linee, queste si che vanno eseguite una dietro l'altra quasi a cercare di farle sembrare unite il più possibile. Comunque a prescindere dai vari metodi, io conosco solo quello che mi hanno insegnato, ma ti confesso che non esiste (credo) nessuno in grado di essere tanto perfetto da eguagliare la macchina (Palermo).

Non ho mai visto una persona impugnare la penna nello stesso modo degli altri e nessuno ha la stessa calligrafia. Così è per la manipolazione, i metodi sono tanti ma poi ognuno personalizza il tutto. Qual'è il metodo migliore? la cosa più precisa? la più armoniosa? la più veloce? 

Se tu, Andrea, conoscessi il Morse ti renderesti conto che la manualità rende il tuo perfezionismo del tutto inutile. A volte si manipola in maniera così assurda che il Morse diventa incomprensibile. Quali spazi? Quale ritmo? C’è una accozzaglia di suoni assurdi......

Voglio aggiungere una cosa a proposito della facilità o difficoltà di ricezione e trasmissione. Bisognerebbe verificare (non so come) se un individuo che ha avuto la possibilità di esercitarsi in ambedue le cose, per lo stesso periodo, e con lo stesso impegno, sia arrivato ad un livello simile sia in ricezione sia in trasmissione. Oppure se ha più facilità (come credo) in una sola delle due. Ho la sensazione che ognuno di noi, a prescindere dall'esercizio e dall'impegno, ha più predisposizione per uno solo dei due aspetti…

 

Intervento di Gaeta (7.6.04)

Caro Lino, ti rinnovo i miei complimenti e le mie impressioni: tu conosci molto a fondo il Morse (quello autentico di Morse, non quello fittizio delle tabelle “canoniche”) e mi stai dando una validissima mano.

La faccenda della “predisposizione” alla ricezione o alla trasmissione non mi convince molto, vorrei capire meglio il tuo pensiero. E soprattutto quell’altra cosa della cadenza/velocità in relazione all’intervento dei “nervi che non si possono controllare e si stancano prima”. Ne riparleremo di persona…

 

Intervento di Corti Crippa (10.6.04)

ho letto con attenzione le vostre dissertazioni [Gaeta e Cavina] e vi ringrazio per quanto ho appreso.

Vedo con piacere che ci sono ancora persone disposte a parlare di questi argomenti. Ogni metodo di resocontazione ha ed ha avuto i suoi punti deboli e la volontà e l'inventiva hanno permesso di superarli.

 

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