92 – L’enigma della fase

       

 

Ho una vaghissima reminiscenza - forse degli anni ’60, quando studiavo al Politecnico di Torino - di un filmino didattico su una “voce fantasma” che si sentiva nettamente senza però che gli strumenti potessero registrarla. Di certo, anzi di “scientifico” c’è invece l’esperimento (vedi disegno) descritto in J. R. Pierce e E. E. David, Waves and the ear, New York 1958, opera tradotta in italiano nel 1967 col titolo “L’universo dei suoni”. Da quest’ultima riporto il seguente brano (p. 87-88):

Un giorno un collega mi condusse in un laboratorio per prove acustiche e mi chiese di mettermi in un dato punto segnato sul pavimento. Ad un tratto udii una voce fantasma (spooky voice) che diceva: “Onorevoli partecipanti al Secondo Convegno Internazionale di Acustica. Sono lo Spirito del Convegno e non sapete dove mi trovo. Sto riverberando dentro quella vostra mente affaccendata…”.

Dov’era? Non a sinistra, né a destra, né dietro, né davanti, né sopra né sotto. Era proprio nel mezzo della mia testa!

Come illustra la figura il mio collega aveva sistemato due altoparlanti ad ugual distanza dalle mie orecchie alimentando l’uno con un segnale che era esattamente il negativo dell’altro: stessa potenza e stessa forma d’onda, ma capovolte. Il mio pur ben addestrato senso della direzione era completamente confuso e mi diceva che il suono aveva origine nel mio cranio. (Questo effetto si ottiene soltanto in una camera anecoica o all’aperto. Le riflessioni delle pareti interferiscono con esso).

Si tratta di un esperimento inquietante, per certi versi simile all’esperimento proibito del mazzolino di fiori (vedi Morse News 76), che ho cercato di ripetere, con innumerevoli varianti sul gioco delle fasi, agli albori delle mie ricerche di elettroacustica (un cenno brevissimo nel mio Etica e Fonetica, nota 15).

Indietro