57 – Il Bug o chiave semiautomatica

 

   

 

Claudio Tata, IK0XCB, il maggior esperto italiano di tasti Morse semiautomatici (vedi Radio Rivista 7-8/03), ha accolto con entusiasmo l’invito che gli rivolgevo in calce alla News 40 di presentare il “bug” ai lettori di queste News, profani di telegrafia. Anche se il compito certamente non è facile, considerato che il tasto in oggetto è molto complesso e mal conosciuto persino dai (peraltro pochi, in Italia) radioamatori che lo usano, credo che Claudio nelle righe seguenti lo abbia assolto brillantemente.

 

Per cercare di recuperare quei telegrafisti afflitti da malattie professionali come il “glass arm” (braccio di vetro, vedi News 41), e per far fronte all’incalzante sviluppo commerciale che implementava il traffico Morse, verso i primi del900 Horace Martin si impegnò nella progettazione e realizzazione di una chiave telegrafica in grado di produrre i punti in modo autonomo, lasciando tuttavia all’operatore la possibilità di variare i tempi e la lunghezza delle linee, in virtù della necessità di trasmettere il Morse americano che prevede questo tipo di soluzione.

Dopo aver sperimentato e brevettato l’Autoplex, il sistema a bobine elettromagnetiche descritto nella News 40, per questioni pratiche ed economiche, Martin passò alla realizzazione di una chiave interamente meccanica che tuttavia conservò il nome di “Bug” derivatogli dal caratteristico ronzio emesso dalle bobine dell’Autoplex quando queste erano in funzione.

Il Bug presenta una solida e pesante base di forma rettangolare, su cui viene montata una sovrastruttura composta dalle varie parti che lo andranno a comporre. Nello specifico:  Mainframe (A), Braccio centrale (ARM), Damper (G), Torrette dei contatti (B-E).

L’estrema semplicità meccanica ha senz’altro contribuito al successo di questa chiave, che tenteremo ora di analizzare nelle sue parti.

Mainframe: È la struttura centrale che provvede ad “ospitare” tutte le parti del “movimento” e a mantenere l’allineamento e la registrazione del braccio centrale e dei punti di presa dei quali si servirà l’operatore.

Braccio centrale (ARM): È il cuore del movimento, caratterizzato da una robusta configurazione meccanica. Questa parte, e naturalmente anche il fondamentale Damper (G), sfrutta molti principi di fisica e di meccanica che ne garantiscono il funzionamento.

L’accesso ai registri C e D, permette di calibrare l’escursione del braccio e di approssimarlo opportunamente al Damper (G).

I registri visibili in prossimità dei riferimenti B e E, permettono la registrazione dei contatti delle linee (B) e dei punti (E).

I registri J e H permettono mediante delle molle elicoidali la registrazione della durezza di funzionamento.

Per mezzo della pressione da parte dell’operatore sul lato sinistro dell’impugnatura, il braccio (ARM) lascia la sua posizione di quiete gestita dal punto D, per raggiungere il finecorsa al punto C. Il raggiungimento del suddetto punto innesca la vibrazione della parte rimanente del braccio che permetterà al contatto E di generare i punti.

Se viene applicata da parte dell’operatore una pressione contraria, una parte del braccio “collassabile” a partire dal punto A, permetterà di chiudere il contatto B consentendo all’operatore di generare le linee.

Da notare che la lunghezza e i tempi di “legatura” delle linee sono gestiti direttamente dall’operatore per i motivi sopra esposti.

 

Intervento di Lorenzi (30.6.04)

Il termine bug sta per “coniglio” e deriva dalla caratteristica forma delle due palette dei punti e delle linee.

 

Intervento di Gaeta (2.9.04)

L'amico Claudio, autore dell'articolo sul tasto semiautomatico Morse (chiamato Bug in gergo) mi fornisce un'animazione molto bella, credo della Vibroplex, che spiega meglio di mille parole il funzionamento e il "segreto" del pendolo di Morse generatore di punti descritto nel mio ultimo saggio "Telegrafia e Lingua".

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