120 – Il Morse invertito

   

 

Rimane ora da esaminare il terzo schema della News precedente. Anche questo, come quello americano, è a corrente continua e con le pile solo alle due stazioni capotronco (o anche ad una sola!), ma qui non c’è più il famigerato ponticello S, che, come abbiamo visto, è stata la causa di tanti disservizi e polemiche.

In questo sistema, adottato nelle linee secondarie tedesche, i movimenti delle leve avvenivano a rovescio, perché si utilizzava l’incudine o contatto posteriore del tasto. Col tasto alzato il circuito era chiuso e le leve abbassate (vedi schema), pigiando il tasto il circuito si interrompeva e le leve venivano istantaneamente rilasciate e si alzavano (per azione della molla antagonista). Il loro movimento era quindi l’esatto contrario (controfase) di quello del tasto.

Poiché i segnali erano fatti aprendo, non chiudendo il circuito, si trattava di un sistema Morse invertito. Sulla “zona”, comunque, i segnali erano segnati normalmente perché la corrente di linea appena descritta azionava l’apparato scrivente non direttamente, ma tramite relè (e una batteria locale) con contatti ausiliari che provvedevano a invertire di nuovo i segnali (sistemi Frischen, Wiehl, ecc.).

Nel 1878 l’amministrazione telegrafica italiana fece fare prove comparative tra il sistema a circuito chiuso americano e quello tedesco. Quest’ultimo si rivelò più conveniente ed affidabile (specie per la mancanza della levetta supplementare) e alla fine si optò per un apparato Hasler a doppio uso, che, con piccole modifiche, funzionava sia nel Morse ordinario che in quello invertito (sistema tedesco). Su questa macchina – costruita dall’ing. Gustav Adolf Hasler, subentrato a Matthias Hipp nella direzione dei telegrafi svizzeri – purtroppo ho potuto trovare poca documentazione, e alcune notizie le devo alla cortesia del cav. Maurizio Bigazzi che ha esaminato in dettaglio quella (n. 7445, Berne, Suisse) conservata alla Fondazione Marconi di Bologna e me ne ha riferito.

L’unico cenno sulle macchine a circuito chiuso – di fabbricazione Hipp, come quella della Morse News 82, o di fabbricazione Hasler, come quella raffigurata qui (dalla collezione Vanden Berghen) – l’ho trovato nelle “Lezioni Pratiche di Telegrafia Elettrica”, 3a ediz., Livorno 1881, di Rodolfo Cappanera (fratello del più famoso Lamberto Cappanera, direttore de “L’Elettricista” e benemerito traduttore delle due edizioni italiane del Culley). Il disegno in alto al centro è preso da tale lavoro, mentre il particolare a destra da Artom (citato), con mie modifiche.

Gli elettromagneti di queste macchine hanno i nuclei di ferro dolce che sporgono alquanto al di sopra dei rispettivi rocchetti e sono muniti di una piastrina a squadra (pure di ferro dolce) in modo tale che l’ancora della leva della macchina vi si può collocare sopra (posizione A, vedi disegno) o sotto (posizione B). Volendo far agire la macchina in Morse ordinario si metteva l’ancora nella posizione A, mentre per farla agire nel Morse invertito si metteva nella posizione B. Nel primo caso l’elettromagnete funzionava come al solito per attrazione, nel secondo caso per rilascio (come un’elettrocalamita capovolta, dice Cappanera). Poiché la leva in entrambi i casi lavorava dall’alto verso il basso sulla zona venivano lasciati i soliti segni Morse, mentre invece i rumori prodotti sulle viti di finecorsa (immagini al centro e a sinistra) erano sensibilmente diversi nei due casi, col risultato che nel sistema tedesco il Morse si poteva leggere ad udito con molta difficoltà.

Abbiamo detto che questo problema fu brillantemente (ma inspiegabilmente) risolto col cornetto Cominoli, il cartoccetto che amplificava a meraviglia i deboli click (up stroke e down stroke), ma la causa del fenomeno (agendo per distacco, al momento che l’ancora urta contro l’arresto, la molla di richiamo è distesa; nelle Morse ordinarie, anche con correnti deboli, l’urto dell’ancora contro l’arresto è sempre vibrato perché l’attrazione cresce durante la breve corsa dell’ancora stessa…) non mi sembra molto esaustiva. Il problema può essere “fisiofisico”, non solamente “fisico”, e i rumori (deboli o fastidiosi?) potrebbero essere “illeggibili” anche per motivi percettivi (vedi anche News seguente).

Concludo questa carrellata velocissima sui sistemi di collegamento della “telegrafia coi fili” menzionando anche il sistema “a doppia corrente”, di matrice squisitamente inglese e poco attinente al vero Morse.

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