107 – Il telegrafo inglese

             

 

Il concetto di “semaforo acustico” sviluppato nel mio Telegrafia e Lingua (cap. 2) può riuscire più agevole con un cenno al “telegrafo inglese” (il maggior rivale – per tutto l’800 – del “telegrafo americano” di Morse) di questa News e al “sounder inglese” della prossima News.

Le immagini laterali (che si trovano in tutti trattati di storia della telegrafia) mostrano l’interno e l’esterno di tale apparato, mentre quella centrale è una foto (che si apprezza molto meglio nell’altissima definizione con cui è stampata ne “Il museo della posta”, a cura di Cesare Della Pietà. Franco Maria Ricci, Milano 1988) dell’esemplare conservato al Museo Storico del Ministero delle Comunicazioni di Roma e adoperato verso il 1852 nel Regno di Sardegna.

Senza occuparci dello sviluppo commerciale (1838), né delle guerre di brevetti tra Wheatstone e Cooke, a noi interessa soltanto il funzionamento tecnico della macchina e, soprattutto, il “funzionamento” fisiologico degli operatori che l’azionavano.

Il primo si evince immediatamente dal disegno di sinistra, anche senza essere elettrotecnici. Ai quattro morsetti arrivano i due fili (detti Rame e Zinco) della batteria e i due dalla linea (più esattamente uno dalla terra e l’altro dal filo telegrafico). I poli della batteria però possono essere scambiati dal robusto invertitore visibile al centro e comandato dal manubrio o maniglia esterna visibile nelle altre due immagini. Questa ha tre posizioni: destra (polarità + -), sinistra (polarità - +) e centrale (batteria scollegata). Queste tre posizioni sono fedelmente riprodotte dal detector rivelatore, ben visibile in alto, sia nella posta trasmittente che in quella ricevente.

La manipolazione, o più esattamente la “manovra”, dell’apparato veniva fatta da un impiegato secondo un codice analogo al Morse, oppure semplicemente secondo i segnali convenuti e di routine del servizio ferroviario. Per la ricezione dei dispacci in certi casi occorrevano due impiegati, uno per seguire e leggere ad alta voce, decodificandoli, i rapidissimi movimenti dell’ago, e un altro per scrivere sotto la dettatura del primo. Si badi che la “rivelazione” del segnale era solo ottica in quanto gli eventuali piccoli rumori dell’ago erano identici sia a destra che a sinistra e, al più, potevano favorire il ritmo del segnale, non la decodifica.

In Inghilterra furono anche usati, ma molto meno diffusamente, apparati a due e a cinque aghi.

Indietro