82 – Il diagramma cartesiano

         

Pubblico la seconda parte dell’ultimo capitolo di AG 16 L’iposema di Lucidi, che era saltata per i motivi spiegati nel testo.

 

Le manifestazioni più eccelse dell’esprimere e dell’intendere non risiedono nei segni naturali, ma nei segni linguistici artificiali, artefatti, artistici i cui ingredienti sono gli iposemi, ovvero le parole, per capirci. È grazie a questa arte o tecnica[1] che possiamo avere documenti artistici e documenti scientifici, entrambi figli di un “meccanismo”.

I linguisti che conoscono Saussure sanno bene cos’è il meccanismo della lingua, e quando un testo, un componimento è per qualche motivo in panne lo sanno riparare, da provetti meccanici, ridandogli la lucidiana comunicabilità[2], ossia funzionalità[3].

Ora, parafrasando Vignini a proposito della meccanografica (Buccola News 51), ben difficilmente possono chiamarsi “macchine” le ruote delle carrette o un’accozzaglia di parole sciolte, in libertà, quando non soddisfino ai criteri di utilità, di rapidità, di funzionalità, e soprattutto di vantaggio. Un piccolo e semplice esempio di macchina vantaggiosa, almeno fino all’avvento della computergrafica, potrebbe essere, a mio parere, il tecnigrafo (foto a sinistra) o, più in generale, il diagramma cartesiano. Qui i segni lasciati, i grafici appunto, sono analizzabili (analisi statica) nelle loro componenti (ascisse e ordinate), la cui coordinazione facilita, velocizza e soprattutto funzionalizza sia il loro tracciamento che la loro percezione, azioni che si possono considerare lo stadio embrionale, rispettivamente, della scrittura e della lettura.

Un meccanismo simile al tecnigrafo è quello della “Scimmia addestrata[4] (figura a destra), una calcolatrice giocattolo, o meglio un ingegnoso abaco (molto noto ai ragazzi di area anglosassone, almeno fino all’avvento, anche in questo caso, dei computer) con cui si trova immediatamente il prodotto di due numeri. Dopo averli impostati, con due zampe dell’animale, su un regolo, si legge il risultato nella finestrella indicata dalla scimmietta sapiente con le altre due zampe. Chiaramente questo dispositivo è simile al regolo calcolatore analogico che gli ingegneri della mia generazione ostentavano dal taschino della giacca, ma in più ha un’uscita discreta[5] e un ingegnoso sistema di leve[6] che ne fa una macchina (da calcolo) embrionale, ed è proprio questo meccanismo che, nel giocare, fa memorizzare le “tabelline.

Ora, si badi, nella meccanica rientrano anche tutti i moti vibratori dell’acustica[7], ma più particolarmente quelli dei corpi elastici che si manifestano più nettamente, “possono essere assoggettati a calcoli matematici[8] e possono essere analizzati.

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[1] Etimologicamente, come risaputo, ars corrisponde a τέχνη.

[2] Vedi il Ricordo di Mario Lucidi scritto da A. Pagliaro (Lucidi News 46).

[3] Il risultato non sempre sarà una filante Ferrari, come, mettiamo, la Divina Commedia; il più delle volte bisognerà contentarsi di pseudoscritture, paragonabili ai proverbiali “carrettini a mano” di Petrolini.

[4] Su internet si trovano buone descrizioni, e anche una simulazione, della Educated Monkey.

[5] La finestrella da cui si leggono i numeri prestampati (solo quelli composti), a mo’ di tavola pitagorica.

[6] Che fa sopprimere alcuni movimenti superflui. Vedi Cap. 11.

[7] Cioè quelli che, pur non essendo il suono, lo producono (vedi Cap. 5).

[8] A. Artom, Corso di Telefonia, dispense litografate, circa 1915, p. 8.