M. C. Vogt - La scrittura dal punto di vista fisiologico

Revue Scientifiquede la France et de l’étranger – 26 giugno 1880

(Appunti e traduzione di Andrea Gaeta - ad uso personale – non rivisti da parecchi anni)

 

Partito dallo studio di Erlenmeyer, interessantissimo ma criticabile. Aleph. Tutti i popoli scrivono con la mano destra. Popoli dell’Asia orientale scrivono dall’alto in basso e da destra a sinistra. Semiti ed europei mettono le righe una sotto l’altra, ma i Semiti scrivono da destra a sinistra (centripeta) e gli ariani da sinistra a destra (centrifuga).

Nel cervello si forma una concezione della figura prodotta sia grazie alla vista sia per i movimenti delle dita. Sensazione muscolare. Quippos, cordicelle con nodi, nodi al fazzoletto: sistema mnemotecnico, non scrittura. Alfabeto demotico, cuneiforme. Bustrofedico. Intende studiare le ragioni fisiologiche dello scrivere e indurre alla ricerca.

Cinesi e Giapponesi non scrivevano ma pettinavano (?) secondo il senso che noi attribuiamo a questa parola. Il loro utensile era il pennello, la cui punta, composta di peli, è estremamente flessibile e non si può confrontare, circa il maneggio, con i nostri utensili duri e appena elastici in punta, come la penna o la matita. Se questa differenza degli utensili ha una grande importanza circa la forma e la grossezza (grassetto) delle lettere, se essa comporta allo stesso tempo l’impossibilità di scrivere molto veloce, non dobbiamo dimenticare che l’utensile di questi orientali testimonia il loro conservatorismo eccessivo; essi hanno conservato l’utensile col quale pettinavano (?) sul materiale immobile.

Essi forse hanno conservato nello stesso tempo l’ordinamento ordinario delle loro pitture murali. L’est dell’Asia costruisce soprattutto in legno, i pilastri dei templi si ornano (disegnano) dall’alto in basso; passando al materiale mobile si conserva l’utensile e la direzione usata per la pittura e bisogna convenire che, finché si tratta di pittura, questa direzione è la più naturale, la più adatta all’articolazione delle dita e della mano. Non ho mai visto un disegnatore o un pittore condurre i suoi colpi di pennello dal basso in alto. L’unica eccezione era Blainville che, per stupire gli studenti, disegnava una lucertola a partire dalla coda.

Quale posizione prende il Semita per scrivere? Non tanto gli Israeliti o i Turchi, quanto i beduini del deserto (arabi, negri, convertiti alla religione mussulmana) scrivono accoccolati su un tappeto. La mano destra, armata della penna, plana liberamente sospesa al braccio sopra la carta; questo braccio non si appoggia da nessuna parte. La mano sinistra tiene la carta rigida o messa su una tavoletta di legno; questa mano inoltre è tenuta liberamente nell’aria o appoggiata sul ginocchio sinistro un po’ sollevato. La mano destra resta quasi immobile sullo stesso posto; solo le dita si muovono per disegnare le lettere; è la mano sinistra che spinge continuamente la carta da sinistra a destra in una direzione centrifuga, in modo che le lettere si dispongano da destra a sinistra in una direzione centripeta. Gli Arabi preferiscono scrivere stando in piedi; un giovane egiziano, in pensione a Ginevra, si alzava immediatamente allorché io lo pregavo di scrivermi qualche riga; il sig. Oltramare mi scrisse così alcune righe con una velocità notevole. La mano sinistra, tenendo la carta, va e viene come la navetta di un tessitore; appena la mano sinistra toccava la destra, la carta veniva ritirata in fretta per essere spinta di nuovo per scivolare lentamente sotto la mano che scriveva.

I popoli semitici a scrittura centripeta eseguono dunque con le loro mani dei movimenti assolutamente opposti ai nostri. Noi fissiamo la nostra carta sul tavolo mediante la mano sinistra, muovendovi sopra la nostra mano e il braccio destro – i Semiti tengono la loro mano destra quasi immobile spostando il foglio di sotto tenuto con la mano sinistra. Questo è a tal punto che, secondo una notizia comunicatami dal linguista Wertheimer, rabbino capo di Ginevra e professore alla nostra Università, il Corano prescrive espressamente che la mano destra deve restare immobile mentre si scrive.

Questa postura e questi movimenti fanno capire una notizia che si trova nell’Antropologia dei popoli primitivi di Waitz: “Dovunque penetra l’islamismo si trovano delle scuole per la lettura e la scrittura. Il negro, peraltro, non si mostra neppure ricettivo di fronte a questo mezzo di civilizzazione, come lo prova l’alfabeto inventato da Doalu Boukere nel 1833. È un alfabeto fonetico comprendente un po’ più di 200 segni rappresentanti delle sillabe, e inventato per un appartenente al popolo di Veio, che non è molto più civilizzato di tutti gli altri popoli negri.

“Nella sua infanzia l’inventore aveva avuto, per tre mesi, delle lezioni di lettura da parte di un missionario; egli raccontava che un uomo, tenendo un libro in mano, gli era apparso in sogno e quest’apparizione era stata il punto di partenza della sua invenzione, che fu adottata, in pochi anni, da tutto il mondo nella sua patria… I Veii scrivevano con penne di cannucce, e usavano un inchiostro preparato con certe foglie; essi scrivevano da destra a sinistra e non al contrario come aveva insegnato loro l’inventore”. Cosa strana! Noi qui abbiamo un popolo che accetta una scrittura inventata per lui, ma che ne cambia l’ordinamento di scrittura… senza dubbio ricordandosi delle lezioni ricevute nell’infanzia. Certo, se la nostra scrittura centrifuga da sinistra a destra fosse la sola razionale, fondata su ragioni fisiologiche, i Veii non avrebbero adottato, dopo averla praticata, la direzione centripeta opposta che a loro era senza dubbio più comoda. Del resto abbiamo un altro esempio di cambio di direzione presso gli Etruschi, come ha provato Conestabile.

Una folla di obiezioni fatte contro la scrittura centripeta sparirebbero tenendo conto delle differenze menzionate. Arriva un punto, si è detto, dove la mano e la penna coprono, per l’occhio, lo spazio dove deve essere messa la lettera. Questo è perfettamente vero, ma solo per la nostra posizione europea, e, anche là, questo punto si incontra ad una distanza impossibile. Col mio modo di tenere la penna e la mano questo punto si trova ad una distanza di 55 cm dall’occhio, dunque ad una distanza tripla rispetto a quella della visione ordinaria. Per raggiungere questo punto bisognerebbe scrivere a braccio teso! Ma, presso i Semiti, questo punto non esiste, perché i Semiti, scrivendo, non cambiano né il posto che occupa la mano che scrive, né la direzione degli assi visuali; cambiano, come abbiamo dimostrato, la posizione della carta.

Partendo dal principio che la scrittura centrifuga è la sola naturale e fisiologica Erlenmeyer è arrivato a sostenere che gli antichi Semiti avevano cominciato a scrivere con la mano sinistra in direzione centrifuga, dunque, per questa mano, da destra a sinistra e che più tardi, cambiando mano, essi avevano conservato la stessa direzione da destra a sinistra, che, rispetto alla destra, era diventata centripeta. Per appoggiare questo modo di vedere un po’ paradossale Erlenmeyer ha citato una frase del Talmud nella quale è detto che i rotoli della legge e le corregge di preghiere dovevano essere scritte con la mano destra. Nelle spiegazioni del Talmud è detto che tuttavia si possono usare oggetti scritti con la mano sinistra nel caso che non siano disponibili quelli fatti con la destra. Dunque secondo Erlenmeyer i Semiti avrebbero scritto all’inizio in modo naturale con la sinistra e dopo, nel sostituire la destra alla sinistra, hanno conservato contro natura una direzione divenuta anormale per la destra.

I rabbini e gli scienziati ebrei che ho consultato non sono affatto d’accordo con quanto ci informa Erlenmeyer. Ma io voglio insistere su questo fatto che un Semita non potrebbe mai avere avuto l’idea di scrivere con la sinistra. Infatti per il Semita e in genere per l’Orientale la mano sinistra è impura. Un Turco, un Arabo non toccherà mai la sua barba con la sinistra, né prenderà il cibo. Tendere la mano sinistra a qualcuno è un grave insulto. Questa mano è impura perché essa serve all’Orientale per certi “servizi …” che io non voglio analizzare qui. Tutti quelli che conoscono il conservatorismo a oltranza dei nomadi semitici, circa i loro usi e costumi, saranno persuasi che questo disprezzo per la mano sinistra data dai tempi più antichi. Segond mi informa che non solo in ebraico ma anche nelle lingue sorelle più antiche, come le caldee e le siriane, le parole “mano” e “destra” sono a tal punto sinonimi che per esse non esiste affatto una parola diversa.

Il linguaggio è stato più antico della scrittura, e tutta la scrittura dapprima è stata geroglifica, vale a dire un’azione santa. Solo i preti sapevano scrivere. Come dunque uno di questi vecchi teologi avrebbe potuto avere l’idea di servirsi, per un’azione santa, della mano impura, della mano della disgrazia, della “sinistra” o “manca”? Avrebbe potuto guardare la sua opera impura solo tremando di paura! No, quello che a noi occidentali, che non abbiamo disprezzo per la mano sinistra, sembrerebbe fattibile sarebbe stato del tutto inconcepibile per un antico Semita. Cerchiamo un’altra spiegazione.

Ogni azione santa, per i Semiti, deve essere compiuta con la faccia rivolta a oriente. Nei più antichi scritti del Vecchio Testamento e ancor oggi, il Semita credente, dovunque si trovi, cerca di conoscere il punto dove sorge il sole. La sua preghiera, la sua invocazione a Jahve o Allah sarebbe senza effetto se non avesse la faccia rivolta a Oriente.

Scrivendo – occupazione sacra - il Semita doveva avere la faccia rivolta ad Oriente.

Accovacciato sulla sua stuoia, la faccia rivolta a Oriente, la penna di canna nella destra, il rotolo nella sinistra, il flacone d’inchiostro alla cintura. La luce gli viene da mezzogiorno, cioè da destra. Scrive da destra a sinistra, dalla luce all’ombra, dal punto srotolato della carta verso il rotolo che egli apre in continuazione con la mano sinistra. Egli dovrebbe avere il rotolo fuori della sua mano destra e srotolarlo man mano che scrive se volesse scrivere da sinistra a destra, e più il rotolo sarebbe spesso, più gli toglierebbe la luce impacciandone i movimenti. Chi prova una volta a scrivere contro un rotolo che sarebbe costretto a srotolare con la mano che scrive – il disagio è tanto più grande quanto più la carta è rigida e il rotolo più spesso. Questo disagio è quasi impossibile da superare, allorché si tratta di scrivere non su un tavolo, ma a mano libera e non appoggiata.

La direzione centripeta da destra a sinistra è stata dunque per i Semiti primitivi ed è ancora per gli Orientali, non annegati (?) nella nostra civilizzazione a sedie e tavoli, la sola direzione naturale, fondata sulla postura che prende lo scrivano, sulla sua posizione in rapporto alla luce e sul materiale (scrittorio) di cui fa uso. Con l’uso essa diviene dominante. Tutte le persone che conoscono una o più lingue orientali come pure quelle occidentali e che io ho interrogato su questo punto sono stati unanimi nel dirmi che sarebbe impossibile scrivere la lingua orientale da sinistra a destra, così come sarebbe impossibile scrivere una lingua occidentale da destra a sinistra. La maggior parte di queste persone sapevano scrivere il tedesco o il francese prima di aver studiato la scrittura ebraica.

La nostra direzione scritturale, da sinistra a destra o centrifuga, è la più giovane di tutte. Essa è comune a tutti gli Ariani, ma è probabile che non abbia preso piede dopo l’emigrazione dalla patrie primitive. Noialtri Ariani del Nord abbiamo ricevuto il nostro modo di scrivere dagli antichi greci e romani. In presenza di questi fatti incontestabili non bisogna chiedersi, come mi diceva Segond, perché i Semiti scrivono da destra a sinistra, ma bisogna piuttosto invertire la proposizione e domandarsi perché gli Ariani hanno abbandonato la direzione semitica più antica, di cui essi senza dubbio avevano qualche conoscenza? Da dove è venuta loro questa scrittura centrifuga da sinistra a destra?

La causa di questa divergenza non può essere il materiale (scrittorio). Gli antichi non scrivevano affatto, come i nobili predatori barbari dei tempi omerici, o scrivevano su tavolette in cera con uno stilo, stando in piedi. Il tavolo o la scrivania sono invenzioni recenti. Ancora al giorno d’oggi tutta la gioventù francese delle scuole superiori scrive sulle ginocchia; i banchi sono sconosciuti nelle aule francesi; lo studente scrive su un portafoglio a copertura dura, la maggior parte delle volte fatto di legno, che egli posa sul suo ginocchio destro tenendolo con la mano sinistra, mentre la mano destra, liberamente sospesa, scrive con la penna o con la matita.

La posizione è quasi identica a quella dell’Orientale, ma c’è una differenza profonda: lo studente francese fissa il suo foglio tenendolo con la sinistra e muove la mano destra; l’Orientale, al contrario, tiene la mano destra tranquilla e muove il foglio.

I movimenti delle mani dello studente francese sono dunque opposti a quelli dell’Orientale, ma conformi a quelli delle nostre altre genti più comode, malgrado la tenuta differente della mano destra. Scrivendo su un tavolo o su un banco noi prendiamo due punti di appoggio – uno per il braccio presso l’articolazione del gomito, l’altro per la mano sul bordo esterno della mano o del mignolo – punti d’appoggio che mancano allo studente francese.

Non ho potuto avere informazioni esatte su due punti importanti. Qual’era la posizione dei primi scrivani ariani?

I tavoli e le sedie sono senza dubbio d’invenzione relativamente molto moderna. La sedia soprattutto è una delle conquiste più antifisiologiche della civilizzazione moderna. Qualunque cosa si faccia per imbottire la sedia, qualunque forma le si dia, rimane sempre che le terga appoggiano sulla sedia che comprime colà l’arteria più importante della gamba. Non soffriamo per niente di freddo ai piedi e di varici alle gambe – queste sono le conseguenze forzate della nostra maniera di sederci. Esaminando, da questo punto di vista, le maniere di riposare dei diversi popoli tutti lasciano libera l’arteria poplitea (polpaccio?) e non impediscono la circolazione nelle gambe. La nostra scrittura attuale è fondata sulla sedia, il tavolo e il banco. Come scrivevano gli antichi Ariani, che non conoscevano questi mobili? Ripeto che ho vanamente cercato, negli scritti che ho compulsato e nelle conversazioni che ho avuto con dei distinti linguisti, qualche nozione su questo punto, che possa fornire una spiegazione della nostra maniera di allineare le lettere, maniera così eccezionale di fronte a tutti gli altri popoli. Ora che questa direzione è divenuta ereditaria, trasmessa di generazione in generazione, non ci possiamo stupire se tutti i nostri mobili e utensili, come pure le posture, sono disposti in conseguenza. Mettiamo le nostre scrivanie in maniera da ricevere la luce da sinistra, diamo ai banchi l’altezza più adatta, e dopo che ci siamo torturati in mille maniere, cerchiamo di raddrizzare i mali che ci siamo inflitti con una costruzione igienica degli stessi mobili!

Cerchiamo la luce da sinistra mentre i Semiti la cercano da destra. Sia nella direzione centripeta che nella centrifuga si scrive dalla luce verso l’ombra. Se questo è un carattere generale, che si verifica, del resto, anche per la scrittura verticale, e se, come abbiamo cercato di provare, la postura primitiva degli scrivani dipendeva da certe idee religiose, ci si potrebbe domandare se non esistessero anche delle ragioni religiose particolari per la scrittura degli antichi Ariani.

Uno dei miei amici, Mayer, di Stoccarda, mi ha fatto osservare che gli Ariani emigravano dalla loro patria primitiva seguendo il corso del sole, da oriente verso occidente. Con la faccia rivolta al tramonto avevano il mezzogiorno a sinistra. Il lato sinistro era dunque quello della luce, della fortuna; il destro quello dell’ombra e della disgrazia. Gli stessi segni avevano un significato opposto secondo la rispettiva appartenenza. I Semiti contavano le ore della giornata da un tramonto all’altro, gli Ariani, al contrario, cominciavano il giorno all’alba per finire al levare del sole. Come per i Semiti, la scrittura ariana si è sviluppata dalla scrittura geroglifica. La combinazione di tutti questi fatti non potrebbe giustificare l’ipotesi che gli Ariani girino la faccia verso il tramonto quando si dedicano all’operazione santa della scrittura e, avendo allora il sole a sinistra, scrivevano come i Semiti, dalla luce all’ombra e quindi da sinistra a destra? Se insisto tanto sulla santità primitiva dell’azione dello scrivere, non bisogna dimenticare che ancora ai nostri giorni vi è uno stretto legame tra i grandi domini religiosi e il modo di scrivere. Il buddismo con tutte le religioni dell’Asia orientale che l’hanno preceduto o seguito, scrive dall’alto in basso; l’islamismo, il vero continuatore del semitismo, scrive da destra a sinistra, e il cristianesimo, questo prodotto emigrato dal semitismo, che ha abbandonato suo padre per impiantarsi presso gli Ariani, diffonde nel mondo intero, salvo piccole eccezioni locali, la scrittura da sinistra a destra; ciascuno dei tre grandi gruppi religiosi ha dunque una direzione di scrittura sua propria.

Non pretendo di aver risolto tutte le questioni e di avere eliminato tutte le lacune nelle prove addotte. Il mio scopo è suscitare interesse e stimolare la discussione. Però mi sembra di poter dire che la direzione di scrittura, l’ordinamento delle lettere e delle linee non sono affatto la conseguenza forzata di una causa fisiologica, di una struttura particolare del cervello. Al contrario, credo di avere provato, che le cause sono state esterne e che, nel migliore dei casi, possono essere scomparse completamente, pur continuandosi per ereditarietà ed abitudine. La nostra costituzione umana ci permette di scrivere, con la stessa facilità, nei tre modi già detti. Nessuna condizione fisiologica ci influenza, ma tutto dipende da quanto abbiamo appreso dai nostri antenati. Con questa convenzione generale la nostra scrittura può essere leggibile. A poco a poco abbiamo adattato i nostri mobili e le nostre abitudini ad una occupazione che ci è divenuta familiare, mentre invece, poco tempo fa, era solo un’eccezione.

 

II

Tutti i popoli, senza eccezione, scrivono con la mano destra. Anche i Semiti. Su tutta la terra i movimenti necessari per l’atto della scrittura sono dunque comandati dall’emisfero centrale sinistro, in seguito all’accrescimento delle fibre nervose nell’organo centrale. Anche il linguaggio articolato, almeno nella maggioranza degli uomini, dipende dall’integrità dell’emisfero sinistro, e la cosa non può stupirci visto lo stretto legame che necessariamente esiste tra linguaggio e scrittura. Questo legame è anche talmente stretto che, in molti casi di malattia dove non esiste una paralisi completa (afasia) del linguaggio ma solo un annientamento di certe categorie di lettere o di parole, il malato non può scrivere quelle stesse parole o lettere che è incapace di pronunciare. Per non citare che un caso saliente di questo tipo io dirò che nella seduta dell’ottobre 1879 della Società di Antropologia di Stoccarda, dove si discuteva qualche articolo preliminare da me pubblicato nella Gazzetta di Francoforte, il dr. Holder citò un antico consigliere di finanza che, dopo aver perduto per qualche tempo il linguaggio in seguito ad un attacco, l’aveva a poco a poco riacquistato ad eccezione delle lettere l, f ed r. Non poteva né pronunciare né scrivere queste lettere; parlando le ometteva semplicemente, scrivendo le rimpiazzava con una parentesi.

Questo caso, al quale si potrebbero aggiungere altri analoghi, mi sembra provare che noi scriviamo con la mano destra perché parliamo con l’emisfero sinistro e perché le impressioni prodotte dalle onde sonore della lettera o della parola pronunciata coincidono con le immagini prodotte dalla vista della scrittura. Il principiante inesperto legge ad alta voce producendo così la coincidenza tra le impressioni sentite e viste; l’alunno che impara a scrivere pronuncia e compita, per la stessa ragione, le lettere di cui impara il disegno. Non è che per esercizio spesso ripetuto che noi possiamo acquistare la facoltà di leggere e scrivere senza pronunciare, di sostituire l’impressione delle onde sonore con quelle delle ondulazioni della luce, allo stesso modo che il musicista esercitato intende la musica leggendo la partitura.

È vero che parlando di un centro cerebrale per il linguaggio e la scrittura e ponendolo nell’emisfero sinistro, noi non escludiamo che non abbia eccezioni né che questo centro sia uno spazio circoscritto e unico. Ci sono dei popoli che, almeno per certi usi, si servono indifferentemente della mano destra o sinistra, benché, come abbiamo detto, la destra sia sempre predominante. Vi sono persone che per certe azioni preferiscono la sinistra. Studente mancino con spada a sinistra? Contrariamente all’asserzione di Gratiolet, io ed Ecker abbiamo provato che la destrezza (destrimane) non è il risultato di uno sviluppo più precoce, nell’embrione, dell’emisfero cerebrale sinistro; è egualmente vero che l’educazione incide perché vietiamo ai bambini di servirsi della mano sinistra; ma risulta già da questa predominanza che essa non deriva unicamente dall’educazione e dalla trasmissione ereditaria. Non si sarebbe arrivati a dare, presso tutti i popoli della terra e dai tempi più lontani, la preferenza alla mano destra se questa mano non avesse avuto un valore iniziale più grande per una quantità di usi. Non si può contestare il fatto che al giorno d’oggi il volume delle parti muscolari destre è più considerevole già nella prima infanzia; ma è evidente anche che questa conformazione è una acquisizione ereditaria posteriore, poiché la differenza non è molto pronunciata nei bambini molto giovani.

Ma, se non conosciamo ancora la causa organica primitiva  di questa predominanza della destra (esiste anche presso le scimmie?), dobbiamo però respingere la spiegazione di Erlenmeyer, che la fa espressamente derivare dalla nostra scrittura. Questi aggiunge che noi siamo mancini di cervello perché siamo destrimani, e non l’inverso, e che siamo destrimani perché la nostra scrittura da sinistra a destra e con la mano destra. Inoltre Erlenmeyer aggiunge che non vuole negare che molti uomini non sanno scrivere e ciò malgrado sono destrimani: questi uomini analfabeti, che sono evidentemente la gran minoranza, adottano il principio della imitazione utilitaria, vedono i loro simili lavorare vantaggiosamente con la destra e fanno lo stesso.

La strada percorsa da Erlenmeyer non porta a risultati scientifici. Quali sono con certezza i letterati che compongono la stragrande minoranza del genere umano, non so qual è la loro proporzione media nei paesi civilizzati. Quello che so è che i Piemontesi non trovarono, alla conquista della Sicilia (1860) che il 2% di alfabetizzati. Sarebbe stata questa minima percentuale che avrebbe comunicato all’altro 98% l’uso della destra! Ma, pur ammettendo questa enormità, ci dovremmo domandare da dove viene la predominanza dell’emisfero sinistro e della mano destra negli asiatici orientali che scrivono dall’alto in basso e nei Semiti che scrivono da destra a sinistra? Come mai gli eroi d’Omero e gli abitanti delle isole che non hanno mai visto scrivere erano destrimani?

Nessun dubbio che l’esercizio continuato dell’emisfero sinistro per linguaggio e scrittura debbono avere influenza sulla nutrizione di questa parte del cervello e che l’eredità deve trasmettere alle generazioni future questo vantaggio acquisito. Ma nessun dubbio anche che un punto centrale (cerebrale) sia inammissibile per la semplice ragione che la scrittura, come il linguaggio, sono funzioni eminentemente complesse, nelle quali la trasmissione delle impressioni alla coscienza e, di là, alla volontà e all’esecuzione, gioca un ruolo non meno importante che la messa in azione del potere più misterioso che abbiamo, cioè la memoria. Ogni interruzione di queste trasmissioni si manifesta con l’afasia e l’agrafia (impossibilità di parlare e scrivere) e non si sa bene dov’è la vera sede della lesione. La continuità del centro del linguaggio con quello della scrittura e tra questi due centri e la memoria, si manifesta spesso in modi molto differenti. Sin dalla gioventù ho sofferto di feroci emicranie dal lato sinistro e ne potevo sempre predire l’accesso allorché provavo una certa difficoltà di parlare o scrivere, se non la lettera iniziale…

Se tutte queste facoltà cerebrali hanno la loro sede nell’emisfero sinistro ci possiamo domandare se l’emisfero destro, costruito esattamente come l’altro, resta assolutamente inattivo mentre l’altro lavora. Limitiamoci alla scrittura: essa deve provocare senza dubbio la formazione nel cervello di una immagine della forma delle lettere e delle parole, una concezione dello spazio figurato, seguito dalla volontà. Nel nostro spirito vediamo questa figura della lettera prima di disegnarla sulla carta con la mano, le cui contrazioni muscolari sono coordinate al fine di riprodurre la figura concepita. Presso il principiante possiamo distinguere le differenti fasi del processo: l’allievo fissa attentamente il modello e lo può riprodurre dopo numeroso studio. Certe lettere complicate gli costano molta fatica. 50 anni fa l’iniziale G era molto difficile a Berna. C’erano anche vignette umoristiche su questa difficoltà quasi proverbiale.

Nello scrivano esercitato tutte queste fasi diventano incoscienti come i movimenti delle dita del musicista. Tuttavia nel cervello devono farsi concezioni di spazio figurato; e quando esse sono incoscienti e si seguono con la velocità del lampo, la loro impronta non resta meno conservata nella memoria e si fissa finalmente a tal punto che la scrittura prende un carattere individuale, che trapela anche nel caso ci si sforzi di mascherarlo.

Si può facilmente provare con l’esperimento che le immagini delle lettere si conservano e sono immagazzinate nell’emisfero sinistro. L’uomo esercitato scrive facilmente e leggibilmente con la mano destra, gli occhi chiusi.

Ho davanti a me più di 100 fogli su cui ho fatto scrivere da persone di sesso ed età diverse (da 5,5 a 70 anni) la parola Abel, prima con gli occhi aperti, poi chiusi. Vi sono scritture le più diverse: tedesche, inglesi, francesi, turche, arabe, ebraiche. L’ispettore delle scuole elementari Dussaud mi ha procurato 48 fogli di allievi dei due sessi tra 7 e 14 anni. Tutti sostenevano unanimamente di poter scrivere ad occhi chiusi, eppure i risultati erano quasi simili a quelli scritti ad occhi aperti. La coincidenza aumenta man mano che cresce l’età e quindi lo scolaro progredisce. Quindi l’immagine conservata nel cervello si fissa sempre più con l’esercizio.

L’immagine conservata è sufficiente solo per la rassomiglianza di parole scritte con delle lettere collegate insieme le une alle altre e l’identità delle due scritture diviene sorprendente quando si fa scrivere con la matita, che dà meno ampiezza ai tratti. Non si misura così facilmente, con gli occhi chiusi, la pressione che si deve esercitare con la penna per produrre i tratti grossi e fini.

La memoria dell’immagine cerebrale non basta altrettanto per la distanza delle parole, per mettere puntini e accenti, per mettere in ordine le linee in quelli che non sono esercitati a scrivere ad occhi chiusi, ma questa facoltà si può acquistare.

Facendo scrivere frasi intere e parecchie linee, a occhi sempre chiusi, le parole sono sia lacerate sia fuse insieme; le linee si alzano, seguono il movimento circolare dell’alzata di braccio ogni tanto, le loro distanze non sono più conservate e alla fine si imbrogliano o si separano oltre misura. Da questi fatti concludiamo che con i nostri occhi esercitiamo un controllo incessante sulle direzioni e sulle distanze di parole e linee, ma questo controllo non esiste quasi più quanto alla forma e alla figura delle lettere. Ma, lo ripeto per esperienza diretta, possiamo imparare a scrivere correttamente a occhi chiusi.

È vero che forse io sono, da questo punto di vista, un po’ favorito dalla natura. Il senso di luogo che, in fin dei conti, non è che la memoria delle dimensioni nello spazio, è stato molto pronunciato sin dalla giovinezza; io non mi sono mai smarrito in un posto che avevo visitato prima, e io vedo, quando lo voglio, una figura, un tavolo, una contrada di cui sono stato colpito. Mi sono convinto che i cervelli sono molto differentemente organizzati da questo punto di vista; le persone di mia conoscenza, che non potevano comprendere la scrittura rovesciata o litografica, appartengono anche al numero di quegli individui che si smarriscono sempre e fanno moti giri prima di trovare l’uscita.

Salvo l’impressione uditiva incosciente per la quale la scrittura si riattacca al linguaggio, le impressioni delle figure descritte nello spazio e conservate nel nostro cervello provengono dunque da due sorgenti differenti: dall’impressione binoculare, trasmessa dagli occhi, e dall’impressione incosciente, unilaterale, dei movimenti eseguiti dall’arto destro; queste immagini si producono nei due emisferi, per l’ordine delle parole e delle linee, e di preferenza nell’emisfero sinistro per la formazione delle lettere. Questi rapporti ci spiegano perché la concezione bilaterale, quella delle distanze e della direzione delle linee, soffre di più quando si chiude la loro fonte visiva (gli occhi), mentre la concezione unilaterale della forma delle lettere, che noi riceviamo dai movimenti della mano e alla quale gli occhi non prendono parte che in grado minimo, resta così nella sua integrità quasi totale. Dico “quasi totale” perché gli occhi esercitano sempre un certo controllo sulla formazione delle lettere, sia pure minimo, come è provato dall’esperienza.

Poiché tutti i popoli scrivono con la mano destra la concezione delle lettere, per esprimere la cosa il più brevemente possibile, si farà su tutta la terra nell’emisfero sinistro.

Noi dobbiamo però ammettere che una “concezione delle lettere”, benché molto confusa e imperfetta, si deve fare anche nell’emisfero destro, corrispondente al braccio sinistro in riposo, e questo per due ragioni: primo, perché gli occhi vi partecipano per una minima parte; secondo perché, per ragioni troppo lunghe da essere sviluppate qui, non possiamo ammettere che un solo emisfero possa entrare in azione in una maniera assolutamente indipendente e senza che l’altro emisfero partecipi. L’esistenza di questa concezione ci è del resto provata dal fatto che possiamo scrivere con la mano sinistra ad occhi chiusi, e che i paralizzati della mano destra possono scrivere con la sinistra, se le altre facoltà cerebrali sono intatte.

Qual è la natura di questa concezione conservata nell’emisfero destro?

Ci sono dei fatti patologici che, per primi, hanno sollevato la questione. Citerei un caso rimarchevole osservato dal dottor Buchwald in rapporto all’opuscolo di Erlenmeyer. Devo però ricordare per prima cosa che l’emisfero sinistro, così necessario al linguaggio, alla scrittura e ai principali lavori manuali, è malauguratamente la parte del cervello più soggetta ad avarie. L’emicrania parziale risiede per lo più a sinistra; le apoplessie, le embolie, ecc. hanno la loro sede preferibilmente a sinistra e paralizzano il lato destro del corpo. Si sa che in questi casi tutte le parti sono integre, solo l’impulso celebrale manca.

Buchwald descrive così i casi osservati da lui: “Operaio di 45 anni con attacco apoplettico ordinario ed emiplegia destra. Afasia mista, sonnolenza. Non si poteva servire della mano destra per scrivere. Gli abbiamo fatto fare prove con la sinistra e ha scritto il suo nome con una abilità notevole (scrittura rovesciata). Scriveva tutti i numeri tranne l’8. Aveva una buona scrittura. Cercava di non scrivere invertito, ma non ci riusciva. In questo riusciva solo per le cifre 1, 2, 4, 6, 8, 9. Se gli si davano dei piccoli problemi di moltiplicazione con le cifre scritte correttamente egli metteva il risultato in cifre invertite. Dopo 6 mesi di ospedale agrafia, afasia e dislessia (difficoltà a leggere) migliorarono molto ma la tendenza a scrivere invertito rimase.

Il malato si sforzò spesso di copiare scrivendo da sinistra a destra con la sinistra: non ci riusciva che a fatica, e diceva che avrebbe scritto correttamente se avesse potuto servirsi della mano destra. Sostenendo la sua mano destra con la sinistra, in certe cose riusciva. La più difficile era la cifra 5.

Anche con la destra lo scriveva rovesciato e alla fine con la grappa rovesciata!”.

Erlenmeyer dà dei facsimile di un uomo paralizzato a destra; la scrittura normale scritta con la mano sinistra è pessima e illeggibile; la scrittura rovesciata invece buona.

Si sa che una grande quantità di disegni di Leonardo da Vinci sono rovesciati e bisogna leggerli con lo specchio e si è voluto spiegare questo fatto con una emiplegia. Questa spiegazione è sbagliata perché è dimostrato che Leonardo apprese da giovane a scrivere così. Persone paralizzate per ripicca possono apprendere a scrivere con l’altra mano. Ad esempio un suo zio, che restò semiparalizzato. La gamba destra era usata maldestramente come punto di appoggio nella marcia. Il linguaggio era difficilmente comprensibile, tanto che quest’uomo dovette ritirarsi dalla vita politica, ma si occupò di altro scrivendo sempre con la sinistra, con scrittura molto piccola ma ferma. Il suo apprendistato è stato penoso e lungo.

Non so se aveva prima scritto rovesciato. Certe scritture che un tempo si consideravano scarabocchi illeggibili si è capito poi che erano scrittura rovesciata.

La scrittura rovesciata è in ogni caso quella normale per la mano sinistra.

30 anni fa ho conosciuto un artista litografo molto abile che faceva le sue incisioni su pietra con la sinistra, mentre invece disegnava con la destra. Invece un litografo di

Francoforte, segnalatomi da Mayer, scrive sulla pietra con la destra, ma egli si facilita il lavoro girando la pietra (mettendola di taglio?), girata verso il corpo dello scrivano. Per la scrittura artistica si ricorre invece a calchi.

Questi fatti mi hanno indotto a proseguire gli esperimenti, con l’aiuto di Dussaud, Hovelacque e Thudichun (direttore di scuola, collegio, ecc.). Ha esaminato un centinaio di fogli di persone di ogni genere. Ho fatto scrivere la parola Abel otto volte su ogni foglio, quattro con la mano destra e quattro con la sinistra, con gli occhi aperti o chiusi, diritta a rovesciata. Usando una matita e un foglio di carta trasparente quello che sembrava uno scarabocchio diventava leggibile girando il foglio. Risultati percentuali…

La scrittura rovesciata è come la scrittura normale per la sinistra.

Solo un caso fu ribelle alle statistiche. Caso dei mancini. Anche gli sbagli rientrano nella casistica. La lettera e è stata la più ribelle al rovesciamento.

Gioca un ruolo essenziale la mancanza del controllo oculare.

Le persone che si abbandonano al primo impulso senza riflettere molto eseguono facilmente la scrittura invertita con la sinistra, ma non possono riuscire con la mano destra senza calcolare, con molta attenzione, ogni tratto che vogliono fare.

Nella maggior parte dei casi lo scrivano segue il movimento circolare naturale del braccio appoggiato. Si ha un ingrandimento successivo delle lettere nella maggior parte di quelli che scrivono con la sinistra a occhi chiusi. La l di Abel era gigantesca: dipende dai muscoli non coordinati. Non si può annullare del tutto l’azione dell’altro emisfero…

Malgrado tutto c’è una cooperazione dei due emisferi… come spiegarselo?

In maniera molto semplice, almeno per i laici.

Se ci mettiamo di fronte ad uno specchio facendo un movimento centrifugo con la mano destra l’osservatore che non sa che si tratta di uno specchio crederà che si tratti della mano sinistra. Questa illusione serve di base ad una miriade di illusioni ottiche, apparizioni di spettri, fantasmi, gioco di bussolotti, ecc. I movimenti verso destra o sinistra non sono che concezioni relative, non assolute, mentre le direzioni centripete e centrifuga (in rapporto all’asse del nostro corpo) sono concezioni assolute. Ma noi per via ordinaria non ci serviamo di tali designazioni. Con le due braccia facciamo uno stesso movimento centrifugo, mettendoli sul petto facciamo un movimento centripeto. I muscoli estensori fanno i movimenti centrifughi; i flessori centripeti. Se però mettiamo le due braccia a destra in uno agiscono i flessori nell’altro gli estensori. C’è coordinamento…

Trasportiamo queste nozioni al cervello: inversioni chiasmatiche facili a capirsi…

Possediamo una miriade di incisioni su legno, rame o pietra dove i soldati portano la spada a destra, conducono il cavallo con la destra, brandiscono la sciabola con la sinistra, pittori tengono il pennello o scrivani la penna con la sinistra. Gli artisti hanno disegnato su pietra dimenticando che la stampa poi invertirà. Occorrerà uno specchio per leggere Clio, la musa della storia.

La memoria opera un procedimento simile: all’occasione il movimento sarà comandato invertito. Il ricordo della combinazione muscolare è conservato in uno dei due emisferi: l’altro per forza invertirà. Tutto è meccanico, ed è stato provato dall’esperimento.

Ebrei hanno fallito il compito di invertire a volontà (confermando la regola), ma dei turchi hanno invertito facilmente. La parola Maometto, scritta a occhi chiusi e con la sinistra somiglia moltissimo a quella diritta. Lo stesso per la parola Nabucodonosor.

Anche Israeliti hanno dato risultati simili. Sono convinto che anche Cinesi e Giapponesi lo farebbero bene. Manfred Berliner, professore di scienze commerciali ad Hannover (?) ha fatto scrivere ad una persona con le due mani la stessa frase simultaneamente, ad occhi aperti o chiusi. Tutti ci riescono e dicono che la sinistra va da sola.

Le linee si allargano nel salire. Lo sforzo diviene presto insopportabile se si cerca di scrivere diritto con la sinistra…

Esperienza ben nota di battere ritmicamente il petto con una mano mentre con l’altra si fa un movimento di va e vieni. (?)

Risultato analogo coi Semiti…

La nostra lingua ordinaria, che distingue destra e sinistra, non è applicabile in fisiologia e serve solo a imbrogliare le cose. Per la fisiologia esistono solo le direzioni centrifughe e centripete. Solo se si assimilerà questa verità si potrà andare avanti con le ricerche.

Nel mio lavoro senza dubbio vi saranno molti errori, ma non credo di essermi allontanato troppo dalla verità sostenendo che la direzione delle linee, l’arrangiamento reciproco delle lettere non dipende da una necessità fisiologica ma da condizioni esterne.

I Semiti e gli Indo-Cinesi non violano le leggi della natura …

Non si è mai avuto un popolo che scriva con la sinistra.

La scrittura rovesciata con la sinistra è una conseguenza forzata dell’organizzazione delle nostra membra, dei nostri occhi e del nostro cervello.

Con l’esercizio prolungato la coscienza del movimento muscolare rimpiazza alla fine tutte le altre impressioni sensitive ai quali si faceva ricorso all’inizio, cominciando l’apprendimento della scrittura.