PO 6 – Il sifone di Beccaria (20.10.2010)

Descrizione: C:\Users\Andrea\Pictures\sifone Beccaria.jpg

Finalmente un mese fa, dopo tre anni di forzata attesa (per la chiusura della Biblioteca Vaticana), ho potuto consultare i manoscritti idraulici di Giambattista Beccaria (vedi AG 25 e AG 26) accennati in CA 14. Purtroppo sono rimasto parzialmente deluso sia perché non ho trovato la risposta alle questioni tecniche sui sifoni di cui dirò appresso, sia perché ci sono troppe carte e occorrerebbero molti mesi e soprattutto forze giovani per selezionarle e organarle. Spero, come ho avuto occasione di dire ai Chiarissimi Professori Guido Cimino e Laura Moscati, che qualche laureando, opportunamente motivato, si sobbarchi la fatica di collazionare e pubblicare questi scritti di idraulica di Beccaria (sparsi tra Roma e il Piemonte e a volte in latino!), mettendoli finalmente a disposizione degli studiosi autentici (non solo storici, ma anche e soprattutto tecnici e scienziati).

“Il Padre Beccaria – si legge nelle Istituzioni Fisico-Meccaniche per le Regie Scuole di Artiglieria e Fortificazione di A. V. Papacino D’Antoni, Torino 1773 – ha provato con una serie di esattissime esperienze fatte nel 1765 che la quantità d’acqua che si cava da un sito DKE per mezzo di un Sifone ABC (vedi immagine) è costantemente la stessa in tempi uguali, sia il Sifone immerso nell’acqua stagnante o in quella corrente, purché col manticetto applicato nel buco B se ne estragga sempre l’Aria a dovere e si chiuda indi esattamente questo buco con terra grassa, ben impastata o in altro modo: e affinché l’effetto del Sifone riesca sempre uniforme la sua bocca succhiante A dev’essere alquanto più grande della somministrante C”.

Che la bocca derivatrice debba essere più grande di quella erogatrice – cosa accennata solo in Leonardo, per quello che allo stato ne so – non mi è chiaro, ma certamente si tratta di una questione fondamentale. Ho dei dubbi anche sulla faccenda (secondaria, però) della chiusura del buco nel vertice del sifone.

Tra i sifoni un tempo usati nei “castelletti” di Termini Imerese (vedi AG 28) forse ve ne erano alcuni di questa forma svasata.

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