PO 13 – Fango e politica (11.11.2010)

 

Il 10 ottobre dell’anno scorso feci un viaggio a vuoto a Tivoli, dove ero andato per vedere, anzi per “sentire” la celebre fontana dell’organo di Villa d’Este. Questa non era in funzione perché le acque dell’Aniene – il fiume che alimenta non solo questa celebre villa, ma anche le centrali idroelettriche lungo il suo corso, sin da Subiaco (un cenno in CA 24) – erano intorbidite per le piogge straordinarie e occorrevano un paio di giorni perché ritornassero limpide e si potessero riattivare tutti gli impianti idraulici.

L’attuale situazione – sia meteorologica che politica – che in questi giorni sta flagellando l’Italia mi ha ricordato questo episodio, e ho voluto farne oggetto di una News, spero non inutile o quanto meno non del tutto peregrina.

Con vasche di decantazione, “piscine limarie”, depuratori o altro gli ingegneri idraulici, bene o male, riescono a contrastare le turbolenze idrogeologiche, ma si direbbe che gli “ingegneri” della politica non riescano a svolgere il loro compito istituzionale, per così dire, di “specialisti del pulito” e che invece, amando e sapendo solo pescare nel torbido, siano di fatto degli agguerritissimi “professionisti del fango”. In un paese come l’Italia il senso dell’onore è ormai un optional (o è giuridicamente addirittura derubricato) e gli uomini che dovrebbero essere i migliori invece – con le dovute eccezioni, sia chiaro – eccellono solo nel costruire infamie e buttare fango sugli avversari.

Poiché si tratta, ovviamente, di problemi titanici e di portata biblica solo un miracolo, come quello credo adombrato nel celebre affresco della diga di Subiaco (vedi particolare), potrà separare l’acqua chiara (incile di sinistra) da quella torbida (incile di destra) o, se si preferisce, il grano dal loglio.

 

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