Questo Atomo AG 28

raccoglie delle notizie storico-archeologiche sulla patria di chi scrive, Termini Imerese, la cittadina in provincia di Palermo nota principalmente per le Terme e la Sicilfiat. Questa città potrebbe essere benissimo chiamata semplicemente Termini, come lo era fino al 1863 e come è intesa da tutti, sia perché non c’è alcun rischio che venga confusa con Sciacca (la Termini Selinuntina fondata dai Cartaginesi, come assodato dal grande Nicolò Palmeri), sia soprattutto perché ha titoli e tesori più che sufficienti per affrancarsi dalla sudditanza culturale di Imera. E il più prezioso dei suoi tesori è l’acquedotto romano Cornelio, i cui ruderi, sia pur miseri, credo basteranno a provare che esso era una macchina idraulica perfetta e portentosa, capace di portare l’acqua fino in cima al Castello, all’epoca romana ben più imponente di come lo è oggi.

In queste pagine, oltre agli spianamenti che hanno alterato la sagoma degli archi del Mazzarino, sono ricordati gli sbancamenti effettuati a Termini oltre due secoli fa e finalizzati a rendere più agevole il valico del promontorio su cui sorge, e “forse” anche a guadagnare qualche metro per poter portare (ma non più col Cornelio, distrutto da Carlo d’Artois nel 1338) l’acqua in città per semplice caduta, ossia col noto, ma poco studiato, sistema dei “castelletti” (castelli d’acqua o torri piezometriche).

Viene anche valorizzata un’antica carta topografica, del 1720, di Termini e dintorni.

(aprila in bassa risoluzione o in alta risoluzione).

 

Per le notizie fornitemi su Termini ringrazio:

A. Navarra, O. Belvedere, G. Catanzaro, G. Mirabella, G. Torina, V. Di Liberto, A. Neglia, C. Serio, A. Formusa, A. M. Sciurca, G. V. Battaglia, N. Russo, A. Gueli, P. Arcarisi, T. Bonadonna, A. Cimino, F. Rispoli, S. Mantia, A. Contino, S. Cipolla, G. Chimenti, F. Capuano.

                                                                                                                      Roma, 2.4.2009

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