Questo Atomo AG 19

contiene una serie di dati e, soprattutto di date, che documentano i miei ventennali e tormentati rapporti con i due linguisti di chiarissima fama Walter Belardi e Tullio De Mauro che mezzo secolo fa – assieme, sì, al Pagliaro – furono allievi di Mario Lucidi.

I lettori dei miei Atomi e delle mie News conoscono abbastanza, forse anche a iosa, e sicuramente a noia, i contrasti che mi hanno opposto specialmente al De Mauro. Rimetterli ancora sulla pubblica piazza – assieme a fatti personali delicatissimi – potrebbe sembrare dunque un’operazione come minimo inutile (a lumeggiare la statura di Lucidi) e come massimo inopportuna o controproducente (a guadagnarmi quel minimo di rispettabilità umana, sociale e scientifica, ahimé perduta per eccesso di ingenuità e per infiniti errori di valutazione). Se a questo si aggiunge il lungo e certosino lavoro di spulciatura dei miei scartafacci che la stesura di questo Atomo mi è costata, sgorga spontanea la domanda: chi me l’ha fatto fare?

Ebbene, molla di tutto è stato sì l’amore della verità scientifica, ma soprattutto lo sdegno, anzi il trauma dell’indifferenza generale, a partire dall’Accademia italiana, verso le scoperte di Lucidi, in primis, e i vari contributi di Gaeta, in secondo luogo.

Ci sono stati due “scandali Lucidi”, entrambi sommersi e rimasti soffocati: quello di 50 anni fa, che ho avuto l’impudenza di svelare e ricostruire nel capitolo “Il disdegno di Guido” del mio Etica e Fonetica (AG 13), e quello più recente, che mi riguarda da vicino, documentato nelle pagine o meglio nelle “carte” dei carteggi di questo Atomo.

Anche se le personalità scientifiche del Belardi e del De Mauro sono diversissime – il primo più specialista, più tecnico della lingua (sperimentò anche coi sonograph), il secondo più “politico” e divulgatore – entrambi, a giudizio di chi scrive, hanno in comune il fatto di non essere stati all’altezza di Lucidi, il loro “riconosciuto”, pur nella sostanziale “irriconoscenza” da me denunciata, maestro e mentore.

Questo convincimento l’ho maturato solo adesso, direi, dopo l’ennesima disillusione e aspettativa frustrata per L’iposema di Lucidi (AG 16) e l’ennesimo silenzio di De Mauro di un mese fa (vedi DB 41 in L’altro Saussure, AG 17). Prima, per venti anni, sono stato affascinato dall’“affabilità” di Tullio nei miei confronti (a differenza di Belardi mi ha sempre dato spago, o menato per il naso), anche perché abbagliato dall’opinione espressa nel 1985 da Mario Carpitella (vedi AG 4), che solo De Mauro era convinto e aveva capito che le bizzarrie di Lucidi erano in realtà “cose serissime”.

Per evitare doppioni alcuni documenti pubblicati in qualche altro mio Atomo non li ho riportati, ma li ho segnalati sempre con scrupolo (e con qualche scusabile svista).

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