2.3 - Il cronoscopio di Gaeta[1]

 

 

Caro Dott. Antonelli,

ringrazio Lei e i due anonimi referee (recensori o censori?) dell'attenzione per il mio lavoro sul cronoscopio di Hipp e per la disponibilità alla pubblicazione sulla Sua prestigiosa rivista Teorie e Modelli. Tale pubblicazione, però, si presenta alquanto problematica, e per più motivi. Buona parte delle osservazioni (rimpolpare introduzione, spiegare meglio l'uso in psicologia del cronoscopio, correggere le sviste materiali, uniformare i criteri bibliografici a quelli della rivista, ecc.) sono condivisibili e ne terrei il dovuto conto, però non potrei transigere su quella che mi appare essere la critica di fondo al mio lavoro: troppo colore, troppe uscite "ad effetto", troppi e "irrilevanti" riferimenti personali, troppe lodi a Buccola, ecc.

Mi si chiede, in altri termini, di rendere anonimo, asettico e sciatto il mio appassionato lavoro in nome di una presunta "serietà" scientifica, o più semplicemente di adottare uno "stile" più sobrio. La questione, ovviamente, non è da poco e non è questa la sede per dibatterla. Mi limiterò a dire che, a mio avviso (e senza scomodare Buffon o la "scienza romanzata" di Lurija), scientificità e colore non solo possono benissimo convivere, ma devono farlo altrimenti la scienza dei libri servirà solo a nutrire gli acari della polvere, che tra l'altro, presumo, possono avere al più qualche preferenza per il tipo di carta o di inchiostro piuttosto che per la severità delle parole stampate nei libri o il prestigio dell'edizione.

Non vorrei, caro Antonelli, che Lei leggesse in queste parole un tono polemico o irriguardoso: chi mi conosce - e sono pochi: De Mauro, Di Trocchio, Cimino - sa che il mio carattere è esattamente agli antipodi, e se nel mio fare c'è stata o c'è qualche intemperanza questa è stata ed è più che giustificata dalle circostanze, circostanze cui mi verrà fatto di accennare nel prosieguo. Quel poco che so di psicologia scientifica l'ho imparato non tanto sui trattati, ma dalle biografie o autobiografie degli autori! Per questo ritengo non inutile, anzi necessario, in vista di una fattiva e feconda collaborazione, aggiungere un capitolo virtuale, una postfazione - vogliamo chiamarla "Il cronoscopio di Gaeta"? - che delineando le vicende personali dell'autore getti automaticamente luce sul tema scientifico (Il cronoscopio di Hipp) e fornisca al lettore quel forse mancante filo di Arianna.

Il 10 maggio 1999, dopo quattro anni che i miei due "Atomi" su Buccola continuavano ad essere del tutto ignorati, scrissi al prof. Luccio questa risentita, ma credo garbata, lettera:

 

 Caro Professore,

giorni fa, all'istituto che fu di De Sanctis e Ponzo, mentre sfogliavo la Rivista di Psicologia per cercare la data di morte di Ferrari, lo zelante bibliotecario ha tirato fuori la recentissima Psicologia in Italia, che naturalmente non conoscevo. Ho così visto, con iniziale sorpresa e disappunto, che Lei non ha utilizzato gli "strumenti" su Buccola che da tempo io ho messo a disposizione e, soprattutto, che non ne ha nemmeno fatto conoscere l'esistenza a qualche eventuale, sia pure improbabile, interessato. [In compenso, tra i vari per me utili contributi (Colucci, Buccola, ecc.), ho trovato una informazione bibliografica preziosa e cioè quella sul cronoscopio di Hipp-Wheatstone di Gundlach, citato, meritoriamente, da Sinatra].

La Sua omissione (rimozione?) può essere dovuta a snobismo accademico o semplicemente al fatto che i miei lavori, oggettivamente, sono di difficile reperibilità. In tal caso, e vengo al dunque, Le chiederei di accogliere il mio Repertorio bibliografico buccoliano (versione 2.0 arricchita di circa 30 titoli ed eventualmente ritoccata nella forma secondo Sue indicazioni) in qualche rivista di grande diffusione.

A titolo di referenza (o autoreferenziale...) allego i miei lavori - anch'essi snobbati - sulla mia invenzione della Televisione Interattiva Equivalente (in cui mi permetto di evidenziare il cenno ai risvolti psicologici della stessa) ed anzi, visto che ci sono e che ...non mi costa niente, potrei aggiungere alla mia cortese richiesta quella di farmi editare anche questi miei altri scritti, sempre allo scopo di facilitarne almeno la visibilità. Grato per quanto vorrà fare porgo distinti saluti.

 

Luccio, pur risentito dal tono un po' brusco, mi dirottò (e forse mi raccomandò) al compianto Mucciarelli per una eventuale pubblicazione su Teorie e Modelli. Tralasciando i dettagli dirò solo che dopo circa 16 mesi, qualche telefonata e alcune email tecnico-redazionali il mio saggio vide la luce. Con un'aggiunta (importantissima, sui rapporti Buccola-Vierordt) e, di contro, due mutilazioni: l'omissione del mio (irriverito) nome nella presentazione del fascicolo e l'omissione, ben più grave, del capitolo intitolato "Agenda Buccola".

Cosa era successo? Perché quel parziale dietro-front del Mucciarelli, col quale fino all'aprile del 2000 i rapporti erano stati cordiali? All'epoca non riuscivo a spiegarmelo, ma poi gradualmente capii. La causa era stata l'uscita de "Il Bitnick incompreso" che fu accompagnata, o forse addirittura "preceduta"[2], dalla "voce" (velocissima, diffusissima e forse fatta circolare ad arte) che questo Gaeta era un esaltato o qualcosa del genere.

Il povero Mucciarelli - la persona più buona del mondo ebbe a definirlo il Luccio in un colloquio dell'ottobre scorso a Firenze - raffreddò di colpo i suoi rapporti con me e seppe dirmi, imbarazzato, solo una frase che allora non capii ma che poi fu lampante: "Ma io, Gaeta, non La conosco!". E naturalmente dei progetti che aveva in serbo per me, e che, incidentalmente, il Luccio mi confermò (Gaeta è prezioso, utilizzarlo nel campo scientifico, in collaborazione con altri enti scientifici di Bologna - non so quali...)[3], non se ne fece niente. E quanto al saggio su Buccola questo restò ignorato come, e forse più, di prima!

Perché, caro Antonelli, racconto a Lei e ai codestinatari di questa email (o di questo, come già detto, capitoletto biografico aggiuntivo al mio saggio) tutte queste belle cose, di alcune delle quali, peraltro, Lei è stato testimone diretto? Il motivo, non mi stancherò mai di ripeterlo, è unicamente quello di sgomberare il campo dagli equivoci e dai pregiudizi che nascono come funghi e che, come mi pare di aver letto, sono stati appropriatissimamente definiti il cancro della psicologia.

A me non interessa niente "pubblicare" in riviste più o meno prestigiose, la mia "carriera", come dico sempre, l'ho già bella e fatta e non voglio "fare ombra" a nessuno, sottolineo a nessuno[4]. Mi interessa invece solo poter continuare i miei studi (sperimentali: con cronoscopi, sounder, ecc.) sulla lingua telegrafica, che è un perfetto laboratorio per indagare i più sottili fenomeni percettivi e le continue inavvertite interazioni e inversioni tra oralità e scrittura (Morse fonetico e Morse sulla zona di carta) scoperte dal glottologo Mario Lucidi[5].

La ricerca scientifica, Lei lo sa, è sì affascinante, però costa fatica e vile denaro (nel mio caso: traduzioni dal tedesco, reperimento di fonti, attrezzature elettroniche, ecc.) e io mi sono illuso di poterla finanziare con i proventi di un brevetto - il famoso, famigerato, osteggiato, incompreso, ignorato e boicottato Bitnick - che invece mi è costato e mi costa le pene dell'inferno; e su cui, soprattutto, non mi dilungo per non abusare ulteriormente della Sua attenzione e, spero, benevolenza.

Per concludere, Dott. Antonelli, e tornare al lavoro sul cronoscopio, penso che una pubblicazione diciamo "d'ufficio", pur nella Sua prestigiosa rivista, richiederebbe da parte mia e da parte sua (per la parte redazionale) un lavoro che non credo valga la pena compiere, almeno per il momento, perché non darebbe a me - né tanto meno a Buccola o a Hipp - quel ritorno di immagine a cui aspiro e quel rispetto o quella "cittadinanza" a cui credo di avere diritto.

Cordialmente. Andrea Gaeta

 

Caro dott. Gaeta,

ecco, come promesso, una sintesi dei suggerimenti dei due referee dei quali La prego di tener conto nella revisione del lavoro.

Cordiali saluti.   Mauro Antonelli.

 


L'articolo è interessante oltre che leggibile e documentato. L'Autore fa riferimento ad un'ampia letteratura alla quale affianca delle originali considerazioni che nascono anche da testimonianze che ha personalmente raccolto. Tuttavia, si tratta di un lavoro necessita di un'attenta revisione, con particolare attenzione ai punti e agli aspetti sotto specificati.

1) Manca una ben articolata introduzione che aiuti il lettore non "ultra specialista" ad inquadrare l'argomento.

2) Manca un "filo conduttore" che impedisca al lettore di "perdersi" tra i pur molti ed interessanti passaggi di questo lavoro.

3) Sarebbe importante, visto che Teorie & Modelli è una rivista di Storia della psicologia, una maggiore esemplificazione del valore sperimentale degli strumenti adottati in riferimento alla storia della psicologia.

4) Occorre una maggiore precisione nei riferimenti bibliografici (vedi norme editoriali allegate).

5) Si raccomanda di travasare nelle note porzioni di testo, alleggerendone la lettura.

6) Si raccomanda, trattandosi di un lavoro da inserire in una rivista scientifica, di evitare una retorica di effetto, del tipo: "ogni molla ha la sua 'personalita' "; "E il nostro ottimo Dell'Oro"; "messo in mano a gente - filosofi, psicologi o al massimo fisiologi"; "passò quella 'meteora' che risponde al nome di Gabriele Buccola", ecc., nonché considerazioni irrilevanti, come ad esempio: "sul funzionamento del relè Hipp - e sulla sua fortuna - mi sono scervellato non poco", ecc.

7. Assolutamente da evitare sono considerazioni del tipo: "Il primo lavoro, non conoscendo il tedesco, non l'ho neanche visto...".

Altri rilevi più specifici sono:

p. 4. la figura è troppo piccola.

p. 7. la figura 5 non aggiunge nulla rispetto alla figura 1, può essere tolta.

p. 12. Lo scopo e l'estensione di questo opuscolo???

p. 15. sul divario tra i tempi fisiologici e quelli del calcolatore. Esplicitare meglio il senso di questa considerazione.

p. 15. In quegli anni le uniche sorgenti sonore erano i diapason e i tic tac degli orologi. Sono stati presi in considerazione anche i laboratori di Helmholtz e Stumpf?

p. 22. L'altro secolo: XX o XIX?

p. 22. G. E. Muller la u vuole la dieresi (ü). Mettere anche il nome: o per tutti o per nessuno (Georg Elias). p. 30. (...) come un canto del cigno (...) al decadentismo delle spesso sterili teorie. E' una valutazione estemporanea e troppo impegnativa: deve essere giustificata.

 

 

Riconoscimenti di merito scientifico[6]

 

1) 17.9.2002     Dear Andrea,

I have just yesterday received your wonderful book! You have done a magnificent job of tracing the evolution of the Hipp instrument through the evolution of the telegraph. This is an historical point that is often overlooked by researchers and historians and you have captured it extremely well. It helps to clarify the logical background of the instrument. As a telegraph historian, I am particularly appreciative of this part of your paper.  I am still actively expanding my telegraph museum with over 3000 photographs and descriptions of early telegraphica at: http://w1tp.com

Your coverage of the operation and mechanisms of the Hipp and of the other chronoscopes is also excellent ! I congratulate you on the wonderful work and I only wish that Dr. Ed Haupt had lived long enough to be able to see your book.  I know he would have sent you his congratulations and so I will do it for him since we worked so closely together. Wonderful !!! With my best regards and thanks for the book...

 Tom Perera  (Montclair State University)

 

2) 3.10.2002    Caro Prof. Gaeta,

anzitutto mi scuso per il ritardo con cui rispondo ai Suoi graditi omaggi sul cronoscopio di Hipp e sugli appunti sulla vita di Gabriele Buccola. Sono stato fuori Palermo per un Congresso ed al rientro in sede ho trovato una quantità enorme di lavoro amministrativo e di esami di profitto. Ho letto con grande interesse le Sue pubblicazioni e sinceramente mi complimento per la precisione ed i dettagli tecnici, nonché per le ipotesi sulle applicazioni del cronoscopio di Hipp. Si tratta, certamente, di un riferimento bibliografico importante per gli studiosi del settore e di una pubblicazione che dovrebbe trovare posto in ogni biblioteca specialistica. In merito alla pubblicazione su Gabriele Buccola posso dirLe che pur conoscendo le notizie storiche sullo studioso siciliano, ho molto apprezzato i dettagli professionali e scientifici sul profilo del ricercatore che con mezzi, adesso considerati elementari e modesti, poté raccogliere dati sperimentali particolarmente originali. Non mi resta che complimentarmi per la Sua attività di ricerca bibliografica e, nel formulare i miei più sinceri auguri per il Suoi studi, colgo l'occasione per inviarLe i miei più cordiali saluti.                                                       

Vittorio La Grutta (Università di Palermo)

 

 

3) 14.10.2002    Caro dott. Gaeta,

è questo un periodo in cui sono spesso fuori Roma e leggo la posta elettronica talvolta dopo lunghi intervalli di tempo. Come le avevo accennato, e come mi ha confermato una collega più esperta di me sull'argomento, il suo lavoro sul cronoscopio di Hipp mi sembra interessante, ben documentato, approfondito nei particolari tecnici e innovativo nel presentare assieme tante varianti dello strumento. Le suggerirei di inviarlo alla rivista di storia della psicologia Teorie e modelli di Bologna, che potrebbe essere interessata a pubblicarlo. Con i migliori auguri e saluti.

Guido Cimino (Univ. Sapienza)

 

4) 14.10.2002     Caro prof. Gaeta,

ho letto con grande interesse e con personale profitto il suo lavoro sul cronoscopio di Hipp. Si tratta di un contributo prezioso, che meriterebbe una larga diffusione, anche perché raramente chi si interessa di questi  problemi può accompagnare a una competenza nella storia delle idee un'altrettanto valida competenza in settori specifici di storia della tecnica (in questo caso, dell'elettrotecnica). Il suo lavoro abbraccia con competenza entrambi i settori, e di certo lo utilizzerò nelle mie ricerche sulle origini della psicologia scientifica in campo cronometrico mentale. Da questo punto di vista, mi consenta inoltre di suggerirle di impegnarsi perché il suo contributo possa raggiungere una platea più ampia di specialisti. Una traduzione inglese del testo sortirebbe certamente questo scopo, e potrebbe essere pubblicata in una sede prestigiosa. Rinnovandole i miei complimenti e i sensi della mia stima[7], le invio i miei più cordiali saluti.

Riccardo Luccio (Università di Firenze)

 

5) 15.10.2002     Caro Prof. Gaeta,

ho letto con molto interesse la sua pubblicazione relativa al cronoscopio di Hipp e a strumenti affini. La sua ricerca illustra assai bene l'evoluzione di uno degli strumenti che, nel XIX secolo e nei primi decenni del XX, ha grandemente contribuito allo sviluppo della tecnologia dei laboratori (in fisica, psicologia sperimentale, ecc.). Varrebbe certamente la pena di pubblicare la sua ricerca anche in inglese, ad esempio sul Bulletin of the Scientific Instrument Society, che è letto da tutti coloro che si interessano agli strumenti scientifici di interesse storico. Congratulandomi ancora per l'ottimo lavoro le invio i miei più cordiali saluti.

Paolo Brenni (Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze)

 

6) 15.10.2002      Carissimo Dr. Gaeta,

il Suo studio sul Cronoscopio di Hipp mi appare interessante. Nel suo lavoro c'è un seme di genialità. Apprezzo molto queste ricerche, base per costruire  tutti i processi di apprendimento in prospettiva. Come le ho più volte palesato sono convinto che, prima o poi, le verranno riconosciuti dei meriti. Salutissimi. Suo,

Renato Pigliacampo (Univ. di Urbino)

 

7) 16.10.2002      Caro Professor Gaeta,

ho ricevuto il suo fascicolo dedicato a " Il Cronoscopio di Hipp" (n° 12, serie Gli Atomi). La ringrazio per avermi fatto conoscere dettagliatamente un'interessante pagina della storia della telegrafia e una sua notevole applicazione alla psicologia sperimentale. Mi congratulo con Lei. Ringraziandola nuovamente, Le porgo i miei più cordiali e sentiti saluti. Suo,

Giorgio Dragoni (Università di Bologna).

 

 



[1] Lettera aperta diffusa per email il 2.2.2003 in risposta alla email del 16.1.2003 riportata in calce.

[2] Con deferente orgoglio – e ingenuità, nella fattispecie – ho sempre dato al prof. De Mauro nelle sue proprie mani la prima copia di tutti i miei lavori.

[3] Si trattava di un progetto sull’impiego della tecnologia nei laboratori di Psicologia che Mucciarelli stava mettendo a punto con il collega di storia della fisica della Facoltà di Fisica Giorgio Dragoni. Successivamente tra le mie carte ho trovato una email del Mucciarelli che in data 13.3.2000 mi scriveva: “Ho letto il tuo sito internet. Tienti pronto: spero di comunicarti qualcosa di più preciso sulla storia della tecnologia e i suoi rapporti con la psicologia”.

[4] Anche in questo caso alludevo al De Mauro.

[6] Per il mio citato lavoro sul cronoscopio di Hipp.

[7] Successivamente, per motivi oscuri (e comunque contingenti), sembra che tale stima sia venuta meno.